Resiste il piacere della carne

Come è il consumo di questo alimento nel nostro territorio? È vero che se ne mangia sempre di meno? Non proprio…

Al contrario di ciò che si registra a livello non solo nazionale, il consumo di carne nel nostro territorio non subisce grossi disguidi. Ma non per via dell’impatto ambientale degli allevamenti intensivi che inquinano moltissimo il nostro pianeta. Gli esperti parlano di almeno 60 chili di anidride carbonica equivalente emessi per ogni chilo di carne bovina, contro i 10 chili di suini e pollame.

Del resto, qui nel Nord-Est di Roma gli allevamenti sono ancora a misura di uomo e di bestia. Se ci sono diminuzioni nei consumi, la causa va ricercata in particolare nelle condizioni economiche di buona parte della popolazione, conseguente alla crisi Covid: se “prima”, andando dal macellaio, si spendeva anche più di 30 euro, adesso lo scontrino è molto più leggero, sotto i 15 euro.

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Ma, accanto a questo dato, se ne registra un altro contrastante: dal macellaio ci va di frequente (parliamo sempre di questo periodo caratterizzato dal coronavirus) chi, costretto a casa ma senza grossi problemi finanziari (come impiegati statali o persone con uno stipendio comunque garantito), si mette volentieri ai fornelli, preparando tagli pure dalle cotture lunghe, come bolliti e arrosti. Perlopiù, però, dicono i macellai, è la carne veloce da preparare ad avere la meglio, fettine, hamburger…, soprattutto pollo.

Se il bovino tiene, comunque, nelle nostre zone non ci si fa mancare il suino (soprattutto per le grigliate che non conoscono sosta) né carne ovina. Le interviste a chi lavora nel settore nelle pagine di economia nel numero di Tiburno in edicola il 10 novembre.

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