Nusing Up Lazio, Santoro: “La gestione di campagne vaccinali non può essere affidata a cafoni e incolti”

Richiesta una direttiva comune e coerente per tutta la Regione Lazio.

La lettera di Nursing Up Lazio all’Assessorato alla Sanità e Integrazione Socio Sanitaria della Regione Lazio

Ho ricevuto una telefonata raccapricciante, che sono disponibile a denunciare in ogni sede, nel caso riceva altre comunicazioni dello stesso peso. Una ASL della Regione Lazio ha predisposto la somministrazione di vaccini sul territorio, verosimilmente una clinica convenzionata o una casa di riposo. L’Infermiere come sappiamo per la somministrazione di un farmaco, come di un vaccino, adempie a vari controlli prima, durante e dopo la somministrazione svolgendo funzioni di garante della sicurezza
prevenendo eventi avversi.

La somministrazione della terapia, come quella di un vaccino, è un processo complesso, e gli Infermieri devono seguire specifiche procedure basate sulle evidenze scientifiche supportate anche da linee guida nazionali ed internazionali, che acquisisce durante il suo percorso formativo e nei successivi aggiornamenti professionali. In alcune ASL del Lazio, se il personale si reca in esterno, la farmacia centralizzata, dispone la diluizione del vaccino e la predisposizione delle siringhe confezionate con buste e codice a barre. Una modalità che sembra sicura, dove il “diluitore” (colui che fisicamente ha diluito il preparato da somministrare) è tracciato e documentabile. Nei centri vaccinali il vaccino non viene esposto, ne aperto, fino a quando non si palesano almeno 5/6 persone da vaccinare. Il fine è evitare sprechi o presidi sanitari che rimarrebbero, pericolosamente, lasciati in sospeso.

In un’altra ASL della Regione Lazio è avvenuto quanto segue. Sono stati inviati dei flaconi interi di vaccino per il COVID-19 in una Clinica Convenzionata, dove qualcuno non identificabile ha diluito i flaconi e somministrano le dosi di vaccino. Uno dei flaconi non sarebbe stato utilizzato per intero, quindi con tre probabili dosi d’avanzo e sarebbe stato riportato nell’Ospedale dell’ASL da dove erano partiti i flaconi e precisamente nel servizio vaccinazioni predisposto per il COVID-19. In questa sede un Medico ha chiesto ad un’Infermiera di somministrare le dosi residue alle persone presenti e che si erano prenotate per la vaccinazione.

L’Infermiera in questione operando in scienza e coscienza e tenendo ben presente le procedure da seguire, non avendo contezza di cosa fosse avvenuto del flacone nella struttura sanitaria convenzionata, su chi e come avesse diluito il preparato, di come fosse stato maneggiato, dei tempi e delle modalità di trasporto, ecc. ha ritenuto opportuno, a tutela della sicurezza delle persone da vaccinare, di rifiutarsi di somministrare quelle dosi avanzate. Questo rifiuto ha determinato una reprimenda da parte del Medico nei confronti dell’Infermiera, che è stata minacciata anche di un provvedimento disciplinare.

La collega, anche sotto la minaccia di un provvedimento disciplinare, ha rifiutato di somministrare quelle dosi. Infatti lei non è responsabile della modalità organizzativa della campagna vaccinale. …ma la prevenzione dei rischi è una responsabilità degli infermieri. La gestione dell’organizzazione di campagne vaccinali non può essere affidata a cafoni, incolti. Tutto ciò mi ha fatta arrabbiare, ma è anche stata la dimostrazione di una modalità di lavoro seriamente discutibile, un evento avverso che deve essere scongiurato!

Pertanto con la presente si chiede una direttiva comune e coerente per tutta la Regione Lazio, meglio se comune a tutto il resto d’Italia. Si chiedono provvedimenti immediati, ma soprattutto concreti! Noi difenderemo i nostri colleghi in ogni sede o contesto.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.