TIVOLI - Tentò di ammazzare il cognato e un amico, condannato a 10 anni

In 56enne incensurato di Zagarolo nel 2017 pugnalò i due rivali in casa. Assolta la moglie.

Risarcimento di 30 mila euro per le vittime.

Vibrò coltellate a destra e a manca per motivi mai chiariti e le vittime si salvarono per miracolo.

Per questo venerdì 26 marzo il Tribunale di Tivoli ha condannato in primo grado a dieci anni di reclusione per duplice tentato omicidio Massimo D. V., un 56enne incensurato originario di Sperlonga e residente a Zagarolo.

Il Collegio presieduto da Nicola Di Grazia – a latere i giudici Elisabetta Mazza e Giovanni Petroni – ha confermato l’impianto accusatorio assolvendo però la moglie Chiarina L., di 55 anni.

L’aggressione avvenne nel primo pomeriggio del 10 gennaio 2017 in un appartamento di via Apollaria a Zagarolo, dove l’imputato abitava insieme ai fratelli della consorte.

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Pare che la coppia fosse appena rincasata e che nell’abitazione fossero già presenti le due vittime, un cognato 50enne dell’imputato e un suo amico di 51 anni.

Armato di un coltello da cucina lungo 29 centimetri e con una lama di 16 centimetri, Massimo D. V. aggredì prima il cognato colpito da diversi i fendenti alla zona lombare, al gomito sinistro e al dorso lasciandolo esanime sul pavimento. Poi fu la volta dell’amico del cognato ferito con diverse coltellate al torace, all’addome e infine alle braccia.

I due uomini furono ricoverati rispettivamente all’ospedale di Palestrina e al Policlinico Umberto I in gravi condizioni.

Il Tribunale di Tivoli ha condannato Massimo D. V. a risarcire due provvisionali immediatamente esecutive di 10 mila euro a favore del cognato e di 20 mila euro all’amico di quest’ultimo.

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Secondo la Procura di Tivoli, la moglie di Massimo. D. V. avrebbe istigato il marito ad aggredire i rivali e ne impedì la fuga chiudendo la porta di casa dall’esterno: accusa smontata durante il dibattimento e per questo la donna è stata assolta.

Il 10 gennaio 2017 Massimo D. V. fu arrestato dai Carabinieri di Zagarolo e recluso prima in carcere poi ai domiciliari: il condannato è libero dal 4 novembre 2020.

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