Il personal computer compie 40 anni

Un'innovazione made in Italy

Copertina di Time

26 dicembre 1982: per la prima volta nella storia di Time, prestigioso settimanale statunitense, “l’uomo dell’anno” non ha nulla di… umano. La copertina è stata dedicata infatti al computer. Dunque niente ritratti di personalità eccellenti con lo sguardo rivolto al futuro ma chip, processore, tastiera e monitor in bella mostra.

La scelta del Time in effetti si rivelerà profetica perché quella macchina segnerà definitivamente la fine di un’era per cedere il passo all’età informatica. D’altra parte mancavano soltanto due anni al fatidico 1984, data in cui secondo lo scrittore George Orwell l’uomo avrebbe perso le sue fattezze per diventare un semplice codice.

Nell’agosto del 1981, esattamente 40 anni fa, veniva lanciato il pc Ibm a 16k. Si è trattato del primo computer ad essere definito “personal”. Prima di allora i calcolatori erano enormi e di esclusivo appannaggio delle grandi aziende. Presentato a New York, costava poco più di 1.500 dollari.

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“Ibm è orgogliosa di annunciare un prodotto che vi può interessare. È uno strumento che arriverà presto sulla vostra scrivania, nella vostra casa e nelle classi dei vostri figli. Farà la differenza in modo sorprendente nel mondo del lavoro, della scuola e in qualunque approccio alle complessità (e anche nel semplice piacere) della vita. È il computer che stiamo creando per voi”. Così la macchina con processore Intel e sistema operativo QDOS, veniva pubblicizzato nel 1982.

Eppure non tutti erano convinti fosse una buona idea investire nei microcomputer. “Perché dovremmo portarci un computer a casa?” si chiedeva uno dei manager dell’Ibm, mentre un altro sosteneva che il nuovo progetto “avrebbe creato a Big Blu soltanto grande imbarazzo”.

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Forse non tutti sanno che all’origine dei Pc c’era l’azienda italiana Olivetti che aveva già presentato il primo modello di personal poi comprato dalla Nasa. Tra il 1965 e il 1971 venne infatti prodotto quello che per molti è considerato un prototipo, progettato dall’ingegnere Pier Giorgio Perotto, pioniere dell’informatica.

Nel 1965 la “Perottina” fu presenta a New York: grande quanto una macchina per scrivere, fu acquistata da oltre 40 mila americani. Grazie all’innovazione tecnologica e all’eccellente design la P101, come affermò il suo stesso ideatore, “si vendeva praticamente da sola”. Il suo successo spinse il colosso dell’informatica HP a copiarne alcune caratteristiche. In seguito l’azienda americana ammise senza riserve di avere fatta sua l’invenzione di Perotto pagando alla Olivetti quasi un milione di dollari di diritti.

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