FONTE NUOVA – Intervista al sindaco Presutti per i venti anni del Comune

Venerdì 15 ottobre la ricorrenza festeggiata nella sala consiliare

Piero Presutti è sindaco di Fonte Nuova dal 2017. Ha vinto le elezioni, sostenuto da una coalizione civica che dunque governa da quattro anni. Ingegnere, dirigente al Comune di Roma, è stato giovane vicesindaco Ds a fianco al sindaco dell’epoca di Mentana, Luigi Cignoni. Un partito che si è battuto in quegli anni contro la divisione dei comuni.
Quali ruolo ricopriva nel periodo del referendum?
Sono stato vicesindaco di Luigi Cignoni a luglio del 1995 fino al 12 ottobre del 2001, ossia fino a tre giorni prima dell’arrivo del commissario prefettizio e la divisione dei due comuni. Ho deciso simbolicamente di dimettermi durante l’ultimo consiglio comunale.
Perché?
Ormai la situazione era insostenibile e il nostro partito era morto. La divisione aveva scompaginato tutto, c’era chi non veniva più in consiglio comunale, chi votava contro per partito preso. Io in quell’occasione stavo portando la convenzione con Acea per anticipare l’Ato, dopo essere riuscito a strappare condizioni molto favorevoli. Tanto per dirne una, oggi avremmo avuto l’ufficio a Mentana invece di essere costretti ad andare a Monterotondo.
Era un passo fondamentale per i due comuni, ma alcuni consiglieri, come il povero Altobelli, votarono contro e il punto all’ordine del giorno non passò. Allora dissi “Ma che ci stiamo a fare qui?” e mi dimisi.
Qual era la sua posizione rispetto alla divisione?
Assolutamente contrario, nonostante fossi di Tor Lupara e dove erano tutti favorevoli. Mi sono trovato in disaccordo con amici storici, come quelli del comitato cittadino con cui ho condiviso il percorso di realizzazione della Nomentana Bis e con cui avevo un’amicizia vera, oltre a un rapporto istituzionale.
Ho sempre pensato che la divisione sarebbe stata una bastonata, che non serviva a nulla, perché non avrebbe portato alcun vantaggio per i cittadini. All’epoca c’era una forte insoddisfazione per la carenza di servizi, ma era un disagio che vivevano tutti i cittadini, non solo quelli di Tor Lupara e Santa Lucia. Anche quelli di Mentana, di Casali e di Castelchiodato. Non c’erano favoritismi a livello amministrativo, anzi, almeno per gli anni che ho vissuto in prima persona, posso dire che c’era uno squilibrio al contrario ed erano superiori i fondi che arrivavano nell’attuale Fonte Nuova che a Mentana.
Il disagio che vivevano, per esempio, i cittadini di Santa Lucia, non era legato alla dipendenza da Mentana, ma a come era nata e come si era sviluppato quell’agglomerato di case.
La questione vera era di carattere urbanistico e lo sviluppo così rapido ha creato tanti problemi. Tra l’altro c’erano diversi consiglieri comunali che erano interessati soprattutto a questo.
Oggi a 20 anni di distanza la sua posizione è rimasta la stessa o pensa che in fondo Fonte Nuova ci abbia guadagnato?
I fatti hanno dato ragione a chi era contrario alla divisione. Qualcuno mi dovrebbe dire qual è stato il vantaggio, ossia cosa ci abbiamo guadagnato nella divisione, mentre gli svantaggi sono sotto gli occhi di tutti. Oggi avremmo avuto un comune di oltre 55 mila abitanti, tra i più grandi della provincia di Roma, e avremmo potuto competere con i comuni limitrofi come Monterotondo e Guidonia Montecelio.
In questi anni credo che il comune di Mentana sia stato quello più penalizzato dalla divisione, anche perché è andato in dissesto finanziario e si trova stretto dai comuni limitrofi. Dopo la divisione, però, credo che le sorti dell’uno o dell’altro comune dipendano soprattutto da chi le ha governati negli anni e non ancora dall’effetto divisione.
Lei però si è candidato a sindaco di Fonte Nuova. Non crede sia stato poco coerente?
Assolutamente no. Nella vita ho cercato sempre di guardare al presente e al futuro, mai al passato. Ormai la divisione è storia e si cerca di amministrare nel miglior modo possibile.
E avete deciso anche di celebrare questa ricorrenza del ventennale. Qual è il senso?
Le ricorrenze si festeggiano, come i compleanni. Ho percepito che è una cosa che si aspettano anche i nostri cittadini.
A che punto è la divisione dei due comuni?
Ci sono delle novità positive proprio in questi giorni. Infatti possiamo dire che il comune di Fonte Nuova sta nascendo catastalmente. Non è solo un fatto simbolico, ma ha un significato concreto per i nostri cittadini.
Ogni anno perdiamo circa 100 mila euro di tributi che vengono versati erroneamente ancora a Mentana e a Guidonia Montecelio, che poi dobbiamo recuperare. Poi ci sarà una semplificazione delle pratiche urbanistiche, che tra l’altro sono bloccate rispetto ai fogli interessati proprio perché si sta lavorando al sistema nuovo.
Sempre in questi giorni stiamo chiudendo la storica questione di Madonna delle Rose. Abbiamo risposto all’Università che aveva obiettato alcune piccole questioni urbanistiche e sta facendo lo stesso il comune di Mentana. Confidiamo di chiudere presto la partita.
Altro grande tema sono poi le pendenze economiche tra i due comuni, dopo le stime fatte dai commissari ripartitori della Regione. Quando i periti regionali fecero la divisione, non considerarono gli usi civici e commisero un errore allucinante, perché la divisione dei terreni non è detto che corrisponda a quella dei territori.
Considerarono il valore del patrimonio del comune di Mentana pari a 20 milioni di euro. All’inizio lo sbilanciamento era di 800 mila euro in favore di Fonte Nuova, poi la Regione ha chiesto delle verifiche. Il comune di Mentana ha risposto e quello di Fonte Nuova no. Il risultato è stato che siamo passati da +800.000 a – 1.800.000 euro che dovevamo compensare noi a Mentana. Questo ha fatto nascere impugnative e ricorsi ed è stato chiesto al Tar di nominare un soggetto terzo istituzionale per dirimere la questione. Il nostro braccio teso su Madonna delle Rose è finalizzato anche a chiudere tutte le altre partite che sono quelle che reputo più complesse.
Molto più chiare sono le altre questioni come ad esempio i mutui. Se è stato contratto dal comune di Mentana per costruire una scuola a Fonte Nuova, noi rimborsiamo i ratei. Così come è chiaro che – come ho detto prima – Mentana deve rimborsarci i soldi dei nostri cittadini che sbagliano a pagare i tributi ancora a loro. Stiamo parlando di circa un milione di euro.
Perché non si riesce a condividere alcuni servizi come la polizia locale o altro?
Io ci ho provato, ma la verità è che abbiamo una struttura comunale in fase di rinnovamento proprio in questo periodo ed è difficile realizzare cambiamenti drastici. I nostri quadri sono gli stessi funzionari che c’erano a Mentana e che stanno andando in pensione tutti insieme proprio in questo periodo. Credo che abbiano dato l’anima per questo comune, ma come è normale che sia dopo tanti anni ci sono legami e atteggiamenti personali che rendono difficile apportare cambiamenti del genere. Con l’innesto di forze fresche immagino che sarà più facile e posso dire che le procedure concorsuali che stiamo portando avanti, stanno portando risultati positivi.
Quali servizi potrebbero essere condivisi?
Penso alla Polizia Locale e ai servizi tecnici.
Bisognerebbe pensare a una struttura dove si condivide un dirigente tecnico, oppure se ne prendono due: uno che si occupa di Urbanistica, Attività Produttive ed Edilizia Privata e l’altro di Ambiente e Lavori Pubblici.
Sono cose che due comuni separati non si possono permettere.
La Polizia Locale può essere organizzata con un unico comandante e più funzionari divisi per settori. Anche il servizio di riscossione dei tributi può essere condiviso e organizzato con una struttura più efficiente.
Quali errori sono stati fatti in questi 20 anni?
Sulle questioni Madonna delle Rose e debiti c’è stata poca collaborazione tra le due amministrazioni.
Ragionare su quello che è stato, con il senno di poi, forse non è corretto, ma le partite a quest’ora potevano essere già chiuse.
Su Madonna delle Rose era stato trovato un accordo nel 2012 che poi è molto simile a quello di oggi. In quel momento bisognava andare avanti fino in fondo, ma poi è arrivata la Cassazione che ha annullato la precedente sentenza di assoluzione con rinvio alla Corte di Appello. Così si pensò di avere il coltello dalla parte del manico, mentre oggi i rapporti di forza si sono invertiti.
Tra l’altro c’era ancora un discorso aperto con l’Università, perché c’era un piano di lottizzazione che poteva essere ripreso e un progetto preliminare di sede comunale in quell’area. Avremmo potuto avviare una procedura espropriativa e negli anni successivi, se avessimo perseguito quella strada, si sarebbe potuto presentare il progetto di realizzazione di una nuova sede comunale con fondi regionali come è stato fatto invece poi al centro di Tor Lupara. In quel modo avremmo potuto finalmente iniziare il processo di unificazione delle due frazioni.
L’unione di Tor Lupara e Santa Lucia è ancora possibile? In che modo?
Sì, è ancora possibile e va sviluppata sull’asse che va da via di Santa Lucia a via Monte Sempione.
In questi anni ho ripreso un progetto di pista ciclopedonale tra Tor Lupara e Santa Lucia che costa 2 milioni di euro. Mi hanno preso per matto, pensando alle tante necessità che ha questo territorio. Ma questo progetto è il primo passo di unificazione delle due frazioni. Tra l’altro abbiamo ottenuto un primo finanziamento dalla Provincia e speriamo di ottenerne un secondo statale.
In questo modo possiamo creare poi un sistema viario che gira intorno alla Macchia che si trova a Santa Lucia. Si parte dai tre ettari di terreno che l’Università cederà nell’accordo su Madonna delle Rose, poi si sbuca su via Ventotene, via Marche e via Molise, aggirando la Macchia e ricongiungendosi con la pista ciclopedonale nell’ultimo tratto.
Quello è l’unico possibile asse di sviluppo per unire le due frazioni. Per rendersene conto, basta vedere dall’alto Santa Lucia e si capisce che sono le uniche strade che puoi percorrere in pianura e non in salita se ti allontani dalla Palombarese. Però sono cose che vanno fatte con criterio e occorrerà trovare finanziamenti sia pubblici che privati per andare avanti.
Nella linea editoriale di Tibutno c’è sempre stato il concetto di città del nord est che in maniera concreta significa anche un asse viario e di trasporti pubblici orizzontale tra i comuni, invece di pensare solo ai collegamenti con Roma. Quali passi si stanno facendo in questo periodo?
Sono ragionamenti attualissimi e possiamo dire che finalmente siamo agli albori.
In questo senso per noi il tassello fondamentale è il collegamento tra la zona artigianale di Santa Lucia e la Mezzaluna di Mentana.
È un’opera in cui credo fortemente e sono orgoglioso di aver contribuito a mettere d’accordo le due amministrazioni comunali, nonché a trovare un primo finanziamento regionale da 2 milioni di euro.
L’altro giorno abbiamo anche portato sul posto l’assessore regionale Mauro Alessandri, che comunque conosce bene questi territori, perché dall’alto non ci si rende conto di quanto sia importante questa strada. Infatti ci ha detto “Avete ragione”.
Abbiamo “approfittato” dei fondi per la Ryder Cup e dobbiamo essere bravi a tenere alta l’attenzione anche sul raddoppio della Palombarese, verso la Centrale del Latte e verso la “48”.
L’altro tassello fondamentale è quello di collegamento con la nuova stazione ferroviaria di Guidonia che potrebbe cambiare totalmente lo scenario di area. Dobbiamo potenziare gli assi viari per arrivare lì in 10 minuti, sapendo poi che con altri 20 minuti arrivi alla Stazione Termini, ossia al centro di Roma.
Infine, dopo le elezioni di Roma speriamo che si possano trovare degli interlocutori all’altezza per riprendere il discorso di prolungamento della Metro B fino a Casal Monastero.
Fonte Nuova non sembra attrattiva se non per i servizi essenziali e per il low cost a livello commerciale e industriale. Come mai?
Abbiamo un territorio di qualità. È quello collinare più vicino a Roma, più vicino dell’Olgiata e dei Castelli Romani, con risorse ambientali di pregio. Ma purtroppo al momento siamo messi male dal punto di vista delle infrastrutture.
Tuttavia, guardandoci intorno non credo nemmeno che siamo messi così peggio rispetto ad altri. Ci sono tanti gruppi che vogliono investire sul territorio, purtroppo solo sotto l’aspetto commerciale e non industriale.
Speriamo di chiudere presto i contenziosi su Madonna delle Rose per poter poi affrontare discorsi sul suo futuro. A me piacerebbe vedere una struttura di tipo socio assistenziale, coinvolgendo anche la Regione Lazio.
Lei è entrato nell’ultimo anno di mandato. Cosa avrebbe voluto fare e non è riuscito a portare avanti?
Avrei voluto chiudere prima le questioni Madonna delle Rose e caserma dei carabinieri, ma ormai sono incardinate. Avrei voluto realizzare prima il collegamento che ho descritto, ma se non ci riuscirò io, tutte queste opere le inaugurerà il mio successore.
Questi due comuni sono governati da forze civiche. Crede che i partiti abbiano delle responsabilità specifiche, oltre alla disaffezione generale che c’è anche da altre parti?
Penso che sia una questione generale che è all’evidenza di tutti.
Quando vedi che il Segretario del Pd si candida in un seggio sicuro in Toscana senza il simbolo del partito, capisci come stiamo messi. La politica è screditata.
Quando mi sono candidato, però, ho spiegato a tutti che non mi piace l’antipartitismo. Ho chiesto il trasversalismo, ossia che su alcuni temi locali si mettano da parte le questioni ideologiche e che portano a contrapposizioni forzate.
Non condivido quello che è stato fatto a Mentana, ossia che il Pd ha deciso di appoggiare Benedetti senza il simbolo di partito. Io cinque anni fa non avrei avuto problemi ad avere in coalizione sia loro che Fratelli d’Italia. Se hai un simbolo, perché non lo devi esibire?
Mi rendo conto che fino a quando rimarrò io sindaco, questo schema può andare avanti, indipendentemente dalle appartenenze superiori. Ma se cambia il candidato sindaco o il quadro nazionale dopo queste elezioni, si potrebbe innescare un meccanismo di ritorno nei partiti.

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