Toc toc … A bussare è l’inflazione

I dati di Confcommercio danno un quadro meno rassicurante degli effetti di rimbalzo in questa ripresa

C’è un demone che si aggira in Italia. Si chiama inflazione. Era una figura che da tempo non vedevamo tanto che qualcuno riteneva fosse consegnata alla Storia. Altri speravano che tornasse con la sua prospettiva di ripresa dei consumi e degli acquisti.

Oggi la paventata spinta inflazionistica su cui avverte Confcommercio rischia di ridurre i consumi delle famiglie. È banale: prezzi più alti, minori acquisti. Il rischio è quello di vedere una ripresa ridotta e un 2022 con proporzioni di crescita più basse del previsto. Qualora si avverasse l’ipotesi paventata dell’aumento dei prezzi ad un più 3%, la conseguenza sarebbe la perdita di 2,7 miliardi di euro. I consumi in ripresa hanno invece una potenzialità di un più 5,3 miliardi. Ma questo solo se l’inflazione fosse al 4% (analisi Confcommercio). Nelle spinte inflazionistiche un elemento determinante è giustamente individuato nel rincaro dei prezzi per le bollette di luce e gas.

Ma c’è anche la riduzione del potere d’acquisto del reddito ad essere additato come causa di buona parte delle perdite di stimate in termini, sempre, di potere d’acquisto.

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