La condanna al leader

Il dodici novembre del 1996, per Benedetto Craxi arriva una nuova condanna dopo il processo Eni-Sai

E’ stato senza dubbio l’uomo simbolo della politica degli anni ’80, quando il Paese si rende protagonista di un decennio esaltante durante il quale lusso, denaro, fabbriche, tv, giornali, eccessi e cocaina spopolano soprattutto nella “Milano da bere”. Bettino Craxi leader incontrastato del Partito Socialista Italiano con l’avvio dell’azione giudiziaria denominata “Mani pulite” finisce prima in tribunale e, poi, nell’esilio algerino di Hammamet. Il dodici novembre del 1996 per Benedetto Craxi arriva una nuova condanna dopo il processo Eni-Sai(Società Assicuratrice Italiana). Cinque anni e sei mesi per corruzione. L’ex presidente del Consiglio, secondo gli inquirenti, esercita pressioni  sul presidente dell’Eni, Gabriele Cagliari costringendolo ad approvare l’intesa non vantaggiosa per la compagnia. “Nella piena conoscenza di consentire in tal modo il versamento di illeciti ‘contributi’ al Psi e alla Democrazia Cristiana” è scritto dai magistrati. Sul versante politico la forte personalità di Bettino Craxi abbinata agli scandali alla fine porta il PSI al disfacimento e solo nel 1994 molti craxiani trovano spazio all’interno di Forza Italia: il partito di Silvio Berlusconi, imprenditore molto vicino al leader socialista fin dagli anni Settanta dello scorso secolo.

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FGI

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