Enti locali energia propulsiva per la vita reale delle nostre città

I nostri Comuni restano le realtà che rappresentano la forza economica più grande dell'area nordest e si pongono anche come regolatori dei nostri sistemi di vita

Potrebbe definirsi Elogio dell’Ente. Quando si trattano i grandi fattori di crescita di un’area metropolitana e i suoi elementi di crisi, raramente si pone l’attenzione alla grande funzione svolta dal Comune in tutte i suoi aspetti.

Sia dalla capacità di erogare reddito per il personale occupato, in pianta stabile o dentro progetti a tempo determinato, che per la indiscussa capacità di dare l’idea di amministrazione pubblica, di intervento dell’interesse pubblico, anche quando appare inevitabilmente insufficiente.

Lo stesso vale per il nordest dell’asse metropolitano di Roma Capitale. A guardare bene, infatti, nonostante la presenza di grandi imprese, l’amministrazione pubblica non rappresenta solo un avamposto dello Stato nella vita di trecentomila persone tra Tivoli e Fiano Romano, ma fornisce un riferimento come asse direzionale.

Anche nella visione più liberista alcune spinte dell’economia reale debbono essere temperate e dirette da una visione che sabbia affermare l’interesse pubblico. Senza questi decisive torri del controllo, tante piccole imprese sarebbero nella totale deregulation in una sorta di Far West.

Anche la capacità di erogare capitale ha proporzioni uniche. Settantotto milioni è lo stato patrimoniale di Tivoli, centoquindici milioni è il fondo cassa di Guidonia, ventuno milioni Fonte Nuova, undici Mentana, sessanta le entrate di Monterotondo, venticinque per Fiano Romano.

Si comprende così con circa un migliaio di unità di personale direttamente occupata, come la figura dell’ente locale resti l’impresa e l’erogatrice di reddito di questa area.

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In giorni in cui la popolazione è attenta alle sorti per l’elezione del presidente della repubblica si capisce bene quanto, nonostante il sarcasmo col quale si esprime spesso il lessico popolare, sia importante nella coscienza e nella consapevolezza degli italiani la cosiddetta “mano pubblica”.  Un’attestazione sta anche nella gestione della cura per la salute che conserva con grandi sforzi una direzione universalista e pubblica. Infatti sebbene la Sanità sia stata falcidiata di risorse e mezzi, resta l’unico riferimento certo in questa crisi pandemica.

Tutto concorre affinché il senso dello Stato segua lo stilema dell’etica in Kant: “il cielo stellato sopra di me, la legge morale in me”. Cielo e legge morale, due certezze che danno l’apparenza della natura. Così come naturale sempre avere davanti a sé il proprio Comune, inteso come ente di governo del proprio territorio. Proprio lo stesso che spesso ci troviamo a stilettare per tante manchevolezze. Ma sarebbe un disastro se non ci fosse.

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