Monterotondo, Cinzia Fiorato ringrazia “Siamo stati sottoposti a sorveglianza”

"Nel centro storico ora c'è quiete", sostiene la giornalista; il marito: "Qui c'è la malavita, non siamo noi i quaquaraquà"

Ringraziamo l’Arma dei Carabinieri e il Prefetto di Roma, per la sorveglianza che ci stanno garantendo e il presidio che da giorni viene garantito a tutela dell’ordine pubblico e della quiete pubblica, oltre che a tutela nostra e della cittadinanza”. Cinzia Fiorato, la giornalista Rai, che ha denunciato di aver subito l’incendio della sua auto per le sue continue denunce sulla malamovida nel centro storico conferma così che su ordine del prefetto di Roma Matteo Piantedosi le è stato riservato un servizio di sorveglianza ossia di vigilanza a orari variabili da parte delle forze dell’ordine estesa anche al marito, tra l’altro proprietario dell’auto bruciata. “La differenza tra prima e ora è abissale. Non si sente uno schiamazzo, né una bestemmia. C’è da farsi, dunque, molte domande”, si chiede su facebook, “La prima è perché si sia dovuti arrivare a tanto, alla paura, al dolore della proprietà violata, allo strazio di cittadini che hanno perso la speranza di essere presi in considerazione. Perché? Dopo dieci anni di richieste di aiuto cadute nel vuoto. Perché?”. “Ma altre domande sorgono spontanee”, aggiunge, “dove sono ora tutti i delinquenti che pensano che noi dobbiamo sopportare le loro urla, le loro volgarità, l’assurdità del loro comportamento? Allora è vero che qui sotto ci vengono solo per sfogare gli istinti e quando non possono farlo, se ne vanno altrove. E noi perché dovremmo sopportare questo? Dov’è ora la musica alta che alcuni esercizi ci impongono la notte fino e ben oltre le tre? E l’alcol da asporto che esce a fiumi fino all’alba? Ora sono tutti rispettosi delle norme. Bene, è quello che ci era dovuto, che sarebbe dovuto a tutti e per il quale ci stiamo battendo forti di essere nel giusto e di aver sopportato abbastanza. Spero che da questo momento le cose cambino davvero”.

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“Non siamo noi i quaquaraquà. Chiederemo le dimissioni del sindaco”

Anche il marito l’avvocato giuslavorista Vincenzo Iacovino torna a parlare sui social chiedendo le dimissioni del sindaco Riccardo Varone (che tra l’altro, da parte sua, sta vagliando azioni legali, ndr). “Respingiamo al mittente le accuse di quaquaraquà l’accusa più infamante dopo aver subito gli attentati è sentirsi dire da chi rappresenta le istituzioni (l’avvocato però non specifica da chi, ndr) di aver buttato fango sul luogo dove la criminalità organizzata ha messo le mani da tempo per colpe ben precise”. “Chiederemo” aggiunge Iacovino, “le dimissioni di questo sindaco e di questa amministrazione incapace“.

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