GUIDONIA – “La cena delle cretine”, all’Imperiale va in scena “Senartica”

Stasera alle ore 21 la compagnia amatoriale veterana del TeatroFestivalCittà: divertimento assicurato

di Dajana Mrruku

Al teatro Imperiale di Guidonia continua la kermesse di spettacoli in corsa per il premio “Corvo d’Oro” nell’ambito della dodicesima edizione del TeatroFestivalCittà, .

Stasera, venerdì 29 aprile, alle ore 21, la direttrice Anna Greggi affiderà il palco a “La cena delle cretine”, spettacolo portato in scena dall’Associazione Senartica, un gruppo di attori veterani del Festival, che hanno partecipato dal primo anno e lo hanno visto crescere di edizione in edizione, mentre l’anima del Corvo d’Oro rimane immutata.

Si tratta di una compagnia teatrale amatoriale, nata come coro polifonico, composta da Mario Fazio (47 anni, tecnico informatico, di Guidonia), Daniela Ventura (60 anni, presidente della fondazione, di Guidonia), Daniele De Santis (aiuto regista, 40 anni, di Guidonia), Emanuele Polselli (47 anni, carabiniere, di Guidonia), Daniele Veroli (23 anni, studente, Guidonia), Maria Teresa Vignoli (36 anni, freelance, Guidonia) e Lucia Abbate (60 anni, casalinga, Guidonia).

Il biglietto è del costo di €10 ed è acquistabile direttamente in biglietteria.

Il quotidiano on line Tiburno ha chiesto qualche anticipazione sullo spettacolo e sul gruppo al regista Mario Fazio.

Fazio, come avete mosso i primi passi nel settore? E perché?

La compagnia Senartica è nata 15 anni fa, come coro polifonico. Il nome deriva dall’unione delle parole “Sensazioni, arte e musica” che sono le strade principali che percorre l’associazione. È un’associazione molto viva a Guidonia e anche in salute, per fortuna!

L’idea era quella di creare una compagnia che accogliesse talenti e che permettesse ai ragazzi di ritrovarsi e fare teatro insieme. L’ambito teatrale è quello che ci ha regalato più soddisfazioni con 2, anche 3 spettacoli all’anno e vari laboratori che abbiamo approfondito. L’anno scorso abbiamo portato avanti il laboratorio nel teatro Imperiale. Gli altri anni era un po’ più difficile organizzarsi.

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Vede, noi siamo una compagnia teatrale amatoriale e cerchiamo in tutti i modi di gravare il meno possibile sulle finanze dei soci. Perciò spesso è difficile trovare degli spazi accessibili ed esterni. Dovremmo chiedere aiuto al comune, ma purtroppo la situazione non è delle più facili.

È la prima volta che partecipare ad un concorso con tale visibilità come il TeatroFestivalCittà di Guidonia?

Noi abbiamo partecipato dalla prima edizione, siamo stati i primi ad iscriverci. Pensi che il Corvo d’Oro nasce al Teatro Vittori di Montecelio, da un’idea di Sergio Fedeli, direttore artistico dell’epoca. Lo abbiamo visto crescere e con la nuova direzione artistica di Anna Greggi, l’anima del concorso non è mai mutata: dare spazio al teatro e alle compagnie amatoriali in primis.

Inizialmente il comune aiutava molto il concorso, ma con gli anni questo si è andato un po’ a perdere.

Ci racconta la trama “La cena delle cretine”?

E’ uno spettacolo tratto da “La cena dei cretini”, di Veber. Nella nostra rielaborazione, la protagonista è una figura femminile, Piera.

La traslazione dal maschile al femminile per Piera ha comportato una maggiore accentuazione su di lei e sul carattere forte. Piera è una donna in carriera che ha l’abitudine di preparare questa cena con le sue amiche e invitare un cretino per prenderlo in giro, a sua insaputa.

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Beato (il cretino in questione) penserà di essere stato invitato per le sue qualità e i suoi pregi, in realtà verrà preso in giro. Piera verrà però travolta dalla stupidità di Beato e accadranno molte situazioni comiche. Beato è un fanciullo molto ingenuo, che vive in una realtà tutta sua, fatta di castelli fatti con i fiammiferi, soprattutto dopo una delusione molto importante.

Come è nata la figura di Piera?

Dalla penna di Veber, che ha ritratto un uomo in origine, molto duro con se stesso e gli altri, molto asciutto nel rapporto con gli altri e cinico. In un personaggio femminile, è ancora più forte.

Piera è una mangiatrice di uomini, forte, con rapporti interpersonali molto tirati. Sono personaggi un po’ figli del tempo in cui viviamo, dove l’empatia passa in secondo piano.

Cosa vuole portare in scena?

Sicuramente voglio portare in scena la mancanza di dialogo tra le persone. Alle altre commensali cercassero di più la trasparenza e la gentilezza di Beato, vivrebbero più serenamente. Il personaggio di Beato è una figura pulita, onesta a cui tutti dovremmo cercare di tendere.

C’è un premio, tra quelli del Festival, al quale ambite particolarmente?

No, proprio no. Io ambisco alla soddisfazione del pubblico, alle risate in scena. Voglio che i miei attori siano soddisfatti dall’esibizione. Dopo questi anni di stop, vogliamo ricominciare a rapportarci con il pubblico e ad emozionarci con loro.

La gara ha un peso e tutti ci teniamo tanto, ma i premi, a teatro, sono altri.

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