Dall’avvocato Patrizia Succi, difensore del 56enne condannato il 19 maggio scorso dal Tribunale di Tivoli per violenza sessuale su minore, riceviamo e pubblichiamo:
Pertanto,
tenuto conto che ognuno ha il sacrosanto diritto, costituzionalmente garantito, ad un processo equo ed imparziale, che si estrinseca in tre gradi;
tenuto conto altresì che trovo alquanto lesivo ed ingiusto pubblicare articoli su tematiche di delicata trattazione, il cui esito non è ancora definitivo e questo nel pieno rispetto del legittimo diritto di difesa sia del presunto colpevole che dalla presunta vittima;
tenuto conto che spesso vediamo incolpati uomini (mariti, compagni, fratelli, amici) risultati innocenti, e dunque prosciolti (e questo dopo cruente battaglie di anni e tortuose fasi di giudizio, con ingenti danni esistenziali, molto spesso, anzi sempre irreversibili ed irreparabili)
sarebbe opportuno che in simili casi sia rispettato il diritto alla privacy ed alla riservatezza.
E non passi neppure il messaggio (assai pregiudizievole ed anticostituzionale) che un difensore, che rappresenti un libero cittadino, quale parte imputata/indagata in simili situazioni, debba essere tacciato in maniera negativa.
Si evidenzia da ultimo che nel caso prospettato, non è stata applicata (stranamente) alcuna misura restrittiva o di protezione contro gli abusi familiari nei confronti del mio assistito.
E ciò ad avviso della scrivente (nel libero esercizio del diritto di critica e difesa) a causa delle molteplici, evidenti contraddizioni, peraltro assai sostanziali, nel narrato della presunta vittima”.