GUIDONIA – Condannato per abusi sulla figlia, la replica dell’avvocato

Dall’avvocato Patrizia Succi, difensore del 56enne condannato il 19 maggio scorso dal Tribunale di Tivoli per violenza sessuale su minore, riceviamo e pubblichiamo:

“In riferimento all’articolo pubblicato il 20 maggio 2022, riguardante abusi intrafamiliari, ove, senza alcun consenso e senza essere minimamente interpellata (al fine di esercitare un legittimo diritto di replica e critica) veniva indicato il mio nominativo, accostandolo ad una condanna (non ancora divenuta irrevocabile, essendo pendenti i termini per l’impugnazione), evidenzio in primis che vige quanto sancito dalla Costituzione ex art 27 “principio di presunzione di innocenza”.

Pertanto,

tenuto conto che ognuno ha il sacrosanto diritto, costituzionalmente garantito, ad un processo equo ed imparziale, che si estrinseca in tre gradi;

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tenuto conto altresì che trovo alquanto lesivo ed ingiusto pubblicare articoli su tematiche di delicata trattazione, il cui esito non è ancora definitivo e questo nel pieno rispetto del legittimo diritto di difesa sia del presunto colpevole che dalla presunta vittima;

tenuto conto che spesso vediamo incolpati uomini (mariti, compagni, fratelli, amici) risultati innocenti, e dunque prosciolti (e questo dopo cruente battaglie di anni e tortuose fasi di giudizio, con ingenti danni esistenziali, molto spesso, anzi sempre irreversibili ed irreparabili)

sarebbe opportuno che in simili casi sia rispettato il diritto alla privacy ed alla riservatezza.

E non passi neppure il messaggio (assai pregiudizievole ed anticostituzionale) che un difensore, che rappresenti un libero cittadino, quale parte imputata/indagata in simili situazioni, debba essere tacciato in maniera negativa.

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Si evidenzia da ultimo che nel caso prospettato, non è stata applicata (stranamente) alcuna misura restrittiva o di protezione contro gli abusi familiari nei confronti del mio assistito.

E ciò ad avviso della scrivente (nel libero esercizio del diritto di critica e difesa) a causa delle molteplici, evidenti contraddizioni, peraltro assai sostanziali, nel narrato della presunta vittima”.

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