I funerali di Bruno Astorre allo stadio di Colonna

Domani l'apertura della camera ardente in Senato

I funerali del senatore  dem Bruno Astorre, scomparso drammaticamente  il 3 marzo, si terranno venerdì 10 marzo a Colonna, dove ha mosso i suoi primi passi politici. La cerimonia è stata fissata per le ore 15 presso il campo sportivo in via Colle Sant’Andrea.

Per chi volesse dare un ultimo saluto al segretario del Pd Lazio Astorre la camera ardente sarà allestita presso il Senato della Repubblica, sala Nassiriya, domani giovedì 9 marzo dalle ore 14 alle 20 e venerdì dalle 9 alle 12. 

Nel comunicato diramato dai colleghi e dallo staff del senatore che si è tolto la vita nel suo ufficio del Senato a Palazzo Cenci, si precisa che per ricordare Astorre sono graditi “non fiori ma donazioni al progetto Quetafine intestato a Padre Carlo Andolfi“, missionario in Giunea Bissau il cui Iban è IT44R0869339300000000518428. Una scelta – come hanno riferito i compagni di partito – che rispecchia in pieno l’impegno del senatore nel mondo del volontariato.

Il ricordo di Roberto Gualtieri

Il senatore Bruno Astorre, scomparso lo scorso 3 marzo, è stato ricordato ieri dal sindaco Roberto Gualtieri in aula Giulio Cesare, durante la seduta dell’Assemblea Capitolina. Queste le sue parole:

E’ davvero difficile ricordare in quest’aula Bruno Astorre, e trovare le parole per esprimere il dolore e lo sgomento che la sua improvvisa scomparsa ha lasciato in tutti noi.

Non abbiamo perso solo un dirigente politico di straordinario livello, che ha dato tantissimo al suo partito, alle istituzioni, a Roma, al Lazio ed al paese.

Soprattutto, abbiamo perso e piangiamo una persona straordinaria. Un uomo dolce, mite, sensibile, che ha sempre saputo unire alla grande intelligenza e autorevolezza conquistata sul campo dell’impegno politico e istituzionale, delle doti umane fuori dal comune. Delle qualità che fanno sì che l’ondata di commozione che la sua improvvisa morte ha suscitato sia stata e sia eccezionalmente larga e profonda, e vada ben oltre i confini della sua comunità politica di riferimento.

Bruno aveva la capacità particolare e molto rara di saper esercitare una leadership forte in modo consensuale, unitario, rispettando sempre i propri interlocutori, il pluralismo delle opinioni e mettendolo a sintesi con pazienza e cura. E con dolcezza, come sapeva fare.

Aveva una concezione sacrale della fondamentale funzione di rappresentanza sociale e territoriale della politica e dei partiti, e non si era mai rassegnato alla deriva politica e culturale che, nella lunga parabola della cosiddetta Seconda Repubblica, aveva puntato a ridimensionare la funzione e il ruolo dei partiti e delle assemblee rappresentative sulla base delle concezioni tecnocratiche e populiste di disintermediazione.

Orgogliosamente fiero della sua matrice politico culturale cattolico-democratica, che lo ha visto militare prima nelle fine della Democrazia Cristiana, poi nel Partito Popolare e nella Margherita, Bruno è stato tra i protagonisti della fondazione e dell’edificazione del Partito Democratico come casa comune dei diversi filoni riformisti, progressisti e democratici che avevano attraversato la storia della Repubblica.

Rispettato anche dagli avversari

Proprio dalla forza e dal radicamento della sua cultura politica di provenienza, Bruno aveva tratto una forte e convinta consapevolezza dell’importanza del pluralismo politico e culturale del Partito Democratico e al tempo stesso della necessità di superare vecchi steccati e appartenenze, per elaborare una cultura politica all’altezza delle sfide del nostro tempo. E sotto la sua guida, il Partito Democratico del Lazio è divenuto un punto di riferimento centrale del sistema politico e ha sempre goduto del rispetto degli avversari, lo abbiamo vista dai tanti attestati di stima che abbiamo sentito in queste ore, che riconoscevano al nostro Segretario la sua indiscussa serietà e capacità d’analisi e le sue doti di equilibrio e di guida.

Nei diversi ruoli ricoperti nell’arco della sua carriera politica Consigliere comunale, Consigliere provinciale, Consigliere e poi Presidente del Consiglio regionale, Assessore, Senatore, Segretario regionale, la sua principale forza, a fianco della sua non comune acutezza e intelligenza politica, è sempre stato il rapporto con le persone. Per Bruno la rappresentanza politica non era una mera delega da rinnovare ogni 5 anni, ma un patto di fiducia tra eletto ed elettore, fatto di immedesimazione, reciproco riconoscimento e da una comune assunzione di responsabilità verso la comunità di appartenenza.

Capace di suscitare empatia e fiducia, Bruno prendeva sempre sul serio chi aveva davanti, che si trattasse di un Ministro, del Segretario di un piccolo circolo periferico o di un cittadino di un piccolo comune e dedicava all’interlocutore un’attenzione, e direi una curiosità, che lo rendevano capace di inquadrare il proprio interlocutore in pochi istanti, comprendendone le intenzioni e intuendone i bisogni.

Un’altra parola che caratterizza bene Bruno è sicuramente l’affidabilità. In tanti anni di militanza comune, non ho mai visto Bruno disattendere un impegno preso e mai l’ho visto tirarsi indietro nella battaglia politica, anche nei contesti più complicati e più difficili.

Personalmente gli devo moltissimo, e come molti penso di poter dire che in questi anni il suo consiglio e il suo supporto sono stati determinanti in tanti passaggi delicati e importanti.

Lascia un vuoto

La politica di questa città, di questa regione, dell’Italia, nostra comunità sono oggi più povere, molto più povere. La scomparsa di Bruno ci lascia un dolore immenso, un vuoto difficile da colmare e insieme la responsabilità di ricordarlo come merita e di tenere viva l’eredità ricca e importante che ci ha trasmesso.

Roma Capitale si stringe intorno a Francesca, alla famiglia, agli affetti, agli amici, ai colleghi. Ciao Bruno, non ti dimenticheremo mai.

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