GUIDONIA - Tragedia in carcere, detenuto psicotico uccide il compagno di cella

Federico Brunetti, 26 anni, ha ammazzato Marcos Schinco a calci e pugni

Ha ucciso il compagno di cella a calci e pugni.

Una scarica di colpi fatale per Marcos Schinco, 43 anni, di origini brasiliane e residente da tempo a Latina, morto ammazzato per mano di Federico Brunetti, 26enne di Colle Fiorito di Guidonia, detenuto con problemi psichiatrici.

E’ accaduto nel pomeriggio di lunedì 19 giugno nella casa circondariale di Velletri. Inutile l’intervento degli agenti della polizia penitenziaria, per Schinco non c’è stato nulla da fare.

Sul caso indagano i carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati intervenuti per i rilievi tecnico-scientifici su richiesta del pubblico ministero della Procura di Velletri Giovanni Taglialatela.

Federico Brunetti è stato arrestato e collocato in isolamento.

L’opinione pubblica si interroga sul perché un detenuto psicotico fosse in un penitenziario anziché in una Rems, la Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, strutture nate dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, come quelle di Palombara Sabina e di Subiaco.

LEGGI ANCHE  MONTEROTONDO - Emergenza cocciniglia tartaruga, 7 mila euro per salvare 160 pini

A dare notizia della tragedia avvenuta nel carcere di Velletri è stato il sindacato autonomo Sappe che riferisce di una precedente aggressione da parte di Federico Brunetti ai danni di un poliziotto penitenziario.

Secondo il Segretario del Sappe Donato Capece, “il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi”.

Sul delitto si è espresso anche Stefano Anastasìa, il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio e portavoce della Conferenza dei garanti territoriali.

“Il gravissimo fatto di sangue accaduto nella casa circondariale di Velletri – ha detto Anastasia ad Askanews – ci obbliga a una riflessione seria sul problema della salute mentale in carcere.

L’autore del reato, che viene da una storia importante di abuso di sostanze, sono anni che passa di carcere in carcere, dal carcere all’ospedale, ed è stato anche in Rems.

Dunque, il problema non è dove metterlo, ma quali risposte dare alle sue condizioni di disagio psichico, certamente aggravato dal continuo trasferimento da struttura a struttura e dai ripetuti isolamenti a cui è stato costretto.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.