GUIDONIA - Urbanistica, bocciato il Piano di via Bordin: crea troppo caos

Senza sottopasso non si possono costruire altre case per nuovi mille abitanti

L’idea era quella di costruire nuove case per circa mille abitanti nell’ultima area rimasta verde al Centro della città. Un’area destinata a rimanere indenne dalla cementificazione.

E’ quanto emerge dalla sentenza numero 5001 – CLICCA E LEGGI LA SENTENZA - pubblicata dal Tar del Lazio lo scorso martedì 12 marzo.

Con l’atto i giudici hanno respinto il ricorso presentato nel 2017 dall’Associazione via Bordin insieme alla Società “Vici Srl” e alla Società “3R Costruzioni Srl”, rispettivamente dell’ingegner Tullio Ludovici e di Aldo Romanelli, due dei maggiori protagonisti dell’urbanistica di Guidonia Montecelio negli ultimi 40 anni.

I costruttori avevano infatti richiesto l’annullamento dell’atto attraverso il quale la Regione Lazio aveva sospeso il procedimento di VAS (valutazione ambientale strategica) del “Piano di rigenerazione urbana” proposto dall’Associazione Via Bordin, radunante i proprietari di alcune aree adiacenti alla linea ferroviaria Roma-Pescara e al passaggio a livello di via Maurizio Moris.

Tutto era iniziato il 30 aprile 2013, quando l’Associazione presentò al Comune una proposta di riqualificazione urbana del comprensorio circostante Via Bordin, che prevedeva la realizzazione di alcuni edifici a fronte di opere di urbanizzazione ulteriori rispetto a quelle “interne” al piano: in particolare, il gruppo si impegnava nella riqualificazione delle strade esistenti, nella realizzazione di nuova viabilità, nonché in ulteriori opere.

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L’allora amministrazione comunale sembrò accogliere favorevolmente il progetto, tant’è che il 19 luglio 2013 con delibera numero 153 la giunta guidata dal sindaco Eligio Rubeis decise di dare impulso al procedimento per l’approvazione.

Anche la Regione Lazio il 5 maggio 2014 espresse parere favorevole, ma nel frattempo l’amministrazione Rubeis fu sciolta e la città da lì a breve sarebbe stata commissariata. Così il 23 novembre 2016 durante una prima conferenza di consultazione fra le varie Amministrazioni interessate il Comune di Guidonia Montecelio inviò un parere negativo e la dirigente all’Urbanistica Paola Piseddu elencò ben nove criticità del progetto.

A quel punto, la Regione sospese il procedimento di Valutazione Ambientale Strategica in attesa che il Comune dichiarasse la sussistenza dell’interesse a proseguire l’iter, oppure presentasse un nuovo piano rimodulato.

Secondo il Tar, la delibera della Giunta Rubeis del 2013 era soltanto un mero atto di indirizzo, volto a esprimere parere favorevole ad avviare il procedimento della proposta di riqualificazione urbana presentata dall’Associazione Via Bordin”.

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Tuttavia – sostengono i giudici – la delibera non poteva vincolare la Dirigente dell’area tecnica nel senso proposto, tanto è vero che l’architetto Paola Piseddu evidenziò ben nove criticità, a cominciare dalla mancata inclusione, nel perimetro del piano, del tratto corrispondente all’innesto tra la viabilità di quartiere e la nuova rampa del sottopasso della ferrovia, mai finanziato da Rete Ferroviaria Italiana nell’ambito del progetto di raddoppio della tratta Lunghezza-Guidonia.

Secondo la dirigente Piseddu, infatti, l’assenza del sottopasso farebbe perdere al progetto la possibilità di utilizzo di una via collaterale di uscita dal nuovo quartiere, con conseguente incremento di traffico, anche a causa del nuovo forte carico insediativo, su una via preesistente, già fortemente congestionata.

L’Associazione via Bordin insieme alla “Vici Srl” e alla “3R Costruzioni Srl” sono state condannate a rifondere al Comune di Guidonia Montecelio e alla Regione Lazio le spese di lite pari a 3.500 euro, oltre accessori di legge, per ciascuna delle due amministrazioni.

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