Una situazione che li ha gettati immediatamente in un sentimento di rabbia e frustrazione. Soldi che non tutti possono pagare, ma che se non tirano fuori il prima possibile, rischiano di trovarsi una denuncia per “disastro ambientale”. E la colpa sta in capo a in chi non ha provveduto negli anni a sistemare, ed adeguare, l’impianto di depurazione delle acque reflue alle nuove normative europee.
La convenzione con la quale nel 1992 la società edilizia Tivoli 90 srl ha avuto l’autorizzazione a costruire gli appartamenti parla chiaro. La Provincia di Roma concede “lo scarico delle acque reflue nel corpo idrico di Fosso Val Freghizia” a patto che ne mantenga l’integrità, la manutenzione e la messa a norma. Una gestione privata quindi.
Vero è, che a gestione della rete fognaria è ormai da anni nella mani di Acea Ato 2, la quale conferma che nel piano programmatico 2014-2017, approvato dalla conferenza dei sindaci dello scorso 10 luglio, è presente l’allaccio fognario anche per la località Capannelle. Ma quanto ci vorrà per vedere poi l’opera realizzata? Parliamo di ritardi medi di circa dieci anni. Quindi una risposta non confortante per chi deve risolvere il problema il prima possibile. “Noi come Acea non possiamo prendere in carico un depuratore privato – dice Giuseppe Baisi, vice presidente di Acea Ato 2 -, ma anche quando è il comune stesso a prenderlo in gestione i tempi sono lunghi”.
E per questi cittadini si apre un capitolo nuovo. Di protesta, senza dubbio: “Ci sentiamo completamente abbandonati – conclude Porzi -. I soldi ormai sono pochi, come facciamo a tirare fuori 60mila euro per scongiurare la denuncia che ci ha paventato l’Arpa?”.
Veronica Altimari