Palombara – Sei mesi per una visita ma quando arriva il reparto non c’è più

 

Le condizioni di salute in continuo peggioramento

Intanto le sue condizioni di salute si aggravano, la glicemia schizza alle stelle durante la giornata e lui vorrebbe aumentare il dosaggio di insulina. Non essendo un medico, però ha bisogno di qualcuno che lo visiti ed eventualmente gli prescriva la nuova dose. Daniele Barbone ha 62 anni e da circa venticinque è diabetico. Dopo aver perso l’occhio destro, ora la malattia gli sta danneggiando anche quello sinistro. Ha lavorato per più di trent’anni come metronotte, ma con l’aggravarsi della malattia ha perso anche il lavoro e l’unica sua fonte di reddito oggi è una piccola pensione di invalidità. La glicemia in alcuni momenti della giornata arriva a schizzargli anche a 400 e il nervosismo di questi giorni, dovuto all’impossibilità di curarsi, gli sta aggravando la situazione.

 

“Aspettavo la visita con ansia”
“Avevo fatto l’ultima visita dal mio diabetologo di Palombara Sabina lo scorso 29 aprile e mi aveva dato appuntamento per il 5 novembre per un controllo – inizia a raccontare il pensionato di Santa Lucia – in questi mesi la mia situazione è peggiorata. In particolare il pomeriggio la glicemia sale troppo prima della nuova dose delle 19. D’estate con il sole e le giornate più lunghe riesco a mantenere la situazione sotto controllo facendo delle passeggiate che mi aiutano molto, ma con l’autunno e le piogge è più difficile. Non posso uscire di casa, anche perché qui a Santa Lucia non è che ci sia possibilità di passeggiare e con la vista così scarsa e il buio non posso rischiare di uscire di casa e attraversare la strada. Così aspettavo con ansia questo controllo per chiedere al medico di aumentare le dosi di insulina da quattro a cinque, aggiungendone una al pomeriggio. Sono cose che non posso certo decidere io che non sono un medico”.

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La “sorpresa” all’ospedale di Palombara Sabina
Quando il sessantaduenne arriva al Santissimo Salvatore di Palombara Sabina, in fase di riconversione in Casa della Salute, scopre che il reparto di Diabetologia non esiste più.
“Nessuno mi ha avvisato di questa cosa e mi sono cominciato ad agitare – prosegue Daniele Barbone – sono andato a protestare prima dalla caposala e poi in direzione sanitaria, ma mi sono sentito rispondere che loro non potevano farci nulla e che avevano segnato un numero di telefono diverso perché era sbagliata una cifra. Ho provato a chiedergli di aiutarmi a recuperare un appuntamento all’ospedale di Monterotondo o da qualche altra parte, basta che non passassero altri mesi. Invece mi hanno continuato a dire che era un problema mio e non loro e che potevo lasciare una segnalazione al piano terra. Io ho presentato un esposto, ma dopo dieci giorni ancora non si è fatto sentire nessuno. Mi sembra incredibile che non abbiano pensato a smistare i pazienti negli altri ospedali, dopo la chiusura del reparto. Quando siamo tornati a casa abbiamo provato a telefonare al Cup per prendere un appuntamento ma, come ci aspettavamo, è il solito caos e c’è da aspettare mesi. Tra l’altro non ho la possibilità di guidare e raggiungere ospedali come quello di Tor Vergata o il Sant’Andrea, che sono abbastanza vicini in linea d’aria, ma sarebbe difficilissimo raggiungere con i mezzi pubblici”.

 

Il dramma di una famiglia che vive in difficoltà

La famiglia Barbone non se la passa bene con i pochi soldi che entrano dalla pensione di invalidità e l’unica cosa che chiede è di essere curati con la sanità pubblica.
“Dentro al frigo non c’è niente e abbiamo difficoltà a comprare da mangiare – dice ancora Barbone – dopo una vita che lavoro e pago le tasse mi sembra il minimo chiedere di poter avere delle cure pubbliche. Che sistema è uno che non ti garantisce di poter avere una cura adeguata se stai male? Io i soldi per andare dai privati non ce l’ho, oltre che non mi sembra giusto”.

Fabio Orfei

 

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