Monterotondo – “Break the Chain”, il falsh mob

L'evento si terrà domenica p.v alle ore 16:00 in piazza Duomo

L’evento

Per il nono anno consecutivo Monterotondo si unisce al movimento mondiale ONE BILLION RISING che mobilita oltre un miliardo di persone in 200 Paesi, unitə dall’energia del ballo per affermare una cultura del rispetto e della solidarietà come linfa vitale per una rivoluzione pacifica contro ogni violenza. L’appuntamento di quest’anno arriva dopo lunghi mesi in cui la pandemia ha radicalmente modificato le nostre vite, entrando nella quotidianità dei gesti e delle parole e costringendoci a ????????? luoghi e modi della partecipazione pubblica, della socialità e della ?????????????. Mesi in cui i corpi si sono smaterializzati – controllati e limitati – e la presenza fisica è diventata sinonimo di pericolo. Alla luce di ciò tornare in piazza è una piccola ??????????? con cui si vuole recuperare, nel pieno rispetto del distanziamento fisico, quella dimensione comunitaria che non ha mai abbandonato: il filo che ci unisce con potenza e che ci restituisce l’energia di combattere.
La pandemia dentro la pandemia è quella della violenza contro le donne: secondo le Nazioni Unite nei mesi di emergenza la media mondiale è stata di 137 femminicidi al giorno. In Italia alla fine dell’anno abbiamo contato ??? ??????? ?????? ??? ???? ??? ??????? ? ?? ???????. Di questi femminicidi 44 sono avvenuti durante gli 87 giorni di lockdown per l’emergenza coronavirus (9 marzo – 3 giugno 2020), il 75,9% del totale degli omicidi nello stesso periodo con una media di ??? ????? ?????? ?? ???????? ???? ??? ?????o. Con il nuovo anno nulla è cambiato: solo negli ultimi 7 giorni 4 femminicidi. Un macigno umano e morale di cui tutti noi, donne e uomini, non possiamo non farci carico.

Dall’??????? ?? ??? ??? ?? ???? ???? ???????? dell’ 8?????

La pandemia ha reso evidente quello che il movimento femminista e transfemminista globale ha affermato negli ultimi anni con la pratica dello sciopero: non è possibile lottare efficacemente per aumentare il salario o per migliorare le condizioni contrattuali senza combattere la violenza maschile e di genere che pervade la società entrando in ogni luogo di lavoro.
I dati Istat mostrano che a essere colpiti dalla pandemia in termini di perdita del lavoro sono soprattutto le donne (a dicembre, 99mila su 101mila posti precari persi), che si sommano a quelli persi a causa di un doppio carico di lavoro divenuto del tutto ingestibile nel corso della pandemia.
L’8 marzo ci troveremo alla vigilia dello sblocco dei licenziamenti e nel pieno della definizione del Recovery Plan. Vogliamo un piano di ricostruzione femminista di trasformazione sociale: un salario minimo europeo e reddito di autodeterminazione, welfare universale e non familistico, permesso di soggiorno europeo non condizionato al lavoro e alla famiglia, diritto alla salute e all’autodeterminazione, priorità della salute ecosistemica rispetto ai profitti
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