Il bunker Soratte e l’oro di Mussolini

Il mistero, non si esaurisce con il sequestro perché sono varie le ipotesi sull’utilizzo del “tesoro”

La distanza fra il bunker Soratte e Dongo è di oltre seicento chilometri. In ogni modo, ad unire le due location potrebbero essere dei lingotti d’oro, mai rinvenuti, della Banca d’Italia. E’ possibile affermare in linea teorica che il “tesoro lombardo” possa essere transitato, prima di raggiungere il nord del Paese, dal bunker costruito per volontà di Benito Mussolini all’interno del Monte Soratte. Rammentiamo che nella provincia comasca i partigiani catturano il dittatore, alcuni gerarchi e l’amante Claretta Petacci “scortati” da una colonna tedesca. Le truppe teutoniche per evitare uno scontro a fuoco, la guerra è ormai persa, avrebbero scambiato il proseguimento della fuga con l’uomo più ricercato dagli Alleati con l’aggiunta dei lingotti d’oro della Banca d’Italia custoditi (forse) precedentemente nel bunker laziale. E’ bene precisare che la nostra è soltanto una teoria, basata sul fatto che sulla reale consistenza dell’oro di Dongo non è mai stata fatta chiarezza. Per alcuni il “malloppo” è rappresentato dai beni posseduti da Benito Mussolini: una valigetta con documenti top secret, assegni e sterline. Una seconda versione sostiene che i tedeschi bruciano una montagna di banconote e gettano nel fiume Mere 35 chili d’oro “ripescati” dalla Brigata Garibaldi. Una versione differente sostiene la presenza di trenta milioni in alcuni sacchi posti sui camion tedeschi e di ben 36 chilogrammi d’oro. Il mistero, non si esaurisce con il sequestro perché sono varie le ipotesi sull’utilizzo del “tesoro” negli anni successivi alla guerra.

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