Il dramma dei caregiver. “Vaccinate anche noi che assistiamo i disabili in casa”

La testimonianza di Alessia Vitti che da quindici anni si prende cura del marito

Da anni è impegnata in prima linea sul territorio in molte battaglie che riguardano in particolare la salute e la prevenzione. Ora Alessi Vitti si trova a combattere per la necessità di vaccinarsi dei caregiver, ossia le persone che si prendono cura di un famigliare disabile. Una battaglia per tutti, ma che si trova ad affrontare in prima persona, anche perché il marito da anni ha difficoltà di deambulazione a causa di un osteosarcoma con ripercussioni polmonari. La delicata situazione di salute della famiglia non consente leggerezze e così nell’ultimo anno si sono letteralmente chiusi in casa a Civitella San Paolo, al confine con Fiano Romano, perché il timore di contagiarsi è troppo alto. Una situazione che dopo tutto questo tempo stanno accusando anche il figlio di 4 anni e la figlia di 6 che assiste insieme al marito con l’istruzione parentale. Ossia ha rinunciato a mandarla a scuola, assumendosi la responsabilità dell’insegnamento insieme al marito.

Il vaccino per entrambi avrebbe quantomeno alleggerito questa situazione così complicata. Invece no. Alessia ha scoperto in questi giorni che non ne ha diritto e che al momento solo il marito si è potuto vaccinare.

“È stato tutto difficile – spiega Alessia – perché all’inizio c’è stato un errore della Asl, ma poi dopo numerose sollecitazioni è arrivato il codice C02 che identifica le disabilità più gravi. Così lo hanno chiamato per il vaccino che ha fatto pochi giorni fa, ma ci aspettavamo contestualmente che lo facessero anche a me che lo accompagno da quindici anni. Invece non gli hanno chiesto nemmeno i miei dati e non so quando avrò diritto. In questo modo non riusciremo mai a uscire da questa situazione. Non ci posso credere e vorrei sensibilizzare le istituzioni rispetto a questa situazione, perché il problema non è solo il mio ma di tante altra famiglie con situazioni anche più gravi della nostra. Le istituzioni devono capire che se si ammala l’accompagnatore, poi è il disabile che deve accudire i figli e in molti casi non è possibile”.

Il timore secondo Alessia è che ci siano state delle restrizioni dopo il “Caso Scanzi”.

“Il Piano Draghi prevedeva di vaccini per gli accompagnatori dei disabili – spiega ancora Alessia – invece anche vedendo il Sito della Regione Lazio è ancora riportato che i cargiver possono beneficiare del vaccino, ma di fatto se si chiama ci viene detto che da lunedì scorso non è più possibile, almeno per gli accompagnatori dei maggiorenni come se il rischio diminuisca. Ora dopo queste strette sembra che abbiano diritto gli accompagnatori solo di pochissime categorie. Non capisco che senso abbiamo questa cosa, visto che noi siamo esposti agli stessi rischi del disabile dovendo girare in continuazione tra ospedali e ambulatori. La mia famiglia durante l’ultimo anno ha praticamente smesso di vivere, non sto vedendo nemmeno mio padre per paura di portare la malattia dentro casa. Ho già perso un figlio e non intendo correre nemmeno il minimo rischio”.

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