Venezia

G20 dell’economia a Venezia: attenzione ai cambiamenti climatici

A conclusione del vertice del G20 a Venezia, attenzione ai cambiamenti climatici e a possibili nuove pandemie, mentre le tasse da far pagare ai colossi del Web rimangono ancora un punto interrogativo

Al vertice del G20 economico di Venezia, l’attenzione ai cambiamenti climatici ha prodotto un accordo internazionale per fare pagare una carbon tax in modo graduale fino a 75 dollari per tonnellata di emissione di anidride carbonica, per i paesi che ne hanno un maggiore tasso, attraverso un mix di politiche per dare forma a transizioni giuste e ordinate verso un mondo a basse emissioni di gas serra, più prospero, sostenibile ed equo. Mantenendo sempre alta la sorveglianza su malattie infettive che potrebbero ‘invadere’ il mondo come e peggio del Covid-19. Ma come arrivare a ridurre le emissioni dannose? L’accordo, si diceva, c’è, ma a parole, perché se per Il Fondo monetario basterebbe una cooperazione tra i paesi del G20, l’Unione Europea sta spingendo per raggiungere l’obiettivo in modo più strutturato, con il Carbon border adjustement mechanism (Cbam), cioè la proposta di introdurre, a partire dal 2023, una carbon tax per i paesi più inquinamenti, il che farebbe raggiungere un gettito complessivo di circa 10 miliardi di euro l’anno.

A Venezia è stata anche raggiunta un’intesa dei rappresentanti del G20 sulla global tax del 15% per i giganti del web, “una più stabile ed equa tassazione internazionale”, con un sistema di tasse minime a carico delle multinazionali, valido in tutto il mondo. Però manca ancora l’adesione di sette Paesi, di cui tre in Europa, cioè Irlanda, Ungheria ed Estonia. Ma, ha detto il ministro dell’Economia italiano, Daniele Franco, padrone di casa a Venezia, nei prossimi mesi si cercherà di eliminare contrapposizioni e ostacoli: ne è convinto. Se lo dice lui. L’impressione è che ci sia stato molto fumo e poco arrosto, per usare una metafora banale ma molto efficace.

 

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