FONTE NUOVA – I conti con la Gesepu non sono chiusi, rischio stangata da due milioni di euro

Il Tar affida a un “verificatore” il calcolo dei pagamenti pregressi

Sono passati cinque anni da quando la Gesepu non gestisce più il servizio di raccolta dei rifiuti, ma i conti con il comune di Fonte Nuova sono ancora aperti. L’ex municipalizzata infatti ha chiesto di saldare alcuni pagamenti, perché le vecchie tariffe per il servizio non sarebbero mai state adeguate correttamente. Un conto che rischia di essere piuttosto salato. Inizialmente era stato calcolato in una forbice piuttosto ampia che variava dai 2 ai 7 milioni di euro, adesso si avvicina alla parte più bassa della forchetta, ma sarebbe comunque un brutto colpo per le casse comunali.
Lo scorso 9 luglio il Tar del Lazio ha disposto che il “verificatore”, ossia il professionista incaricato di conteggiare i soldi dovuti, consegni una nuova relazione entro il 30 settembre e il 10 novembre si svolgerà la fase conclusiva di questo processo amministrativo.
Il lodo arbitrale si era concluso sostanzialmente con la decisione di imporre al comune di Fonte Nuova di rifare i calcoli insieme alla ditta, ma poi gli uffici preposti avevano elaborato questi calcoli da soli, in maniera unilaterale. Il risultato è stato che secondo il comune di Fonte Nuova era la Gesepu a dover restituire qualche soldo indietro. Così l’azienda ha presentato ricorso al Tar del Lazio che ha dato ragione alla ditta e imposto di avviare una fase istruttoria per quantificare insieme il risarcimento. Visto che però non è avvenuto è stato nominato dal Tribunale un “verificatore”, ossia un commissario ad acta per stabilire il giusto adeguamento.

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COS’è IL LODO ARBITRALE
In cosa consiste il lodo arbitrale? È una controversia che le parti decidono di fare risolvere mediante una decisione (il lodo) che sarà vincolante per le parti e suscettibile di essere eseguita, anche in via forzata. In questo caso è la Gesepu a proporlo, chiedendo l’adeguamento per le tariffe del servizio svolto negli anni 2000-2016. Essendo prescritti però gli anni fino al 2009, l’adeguamento viene calcolato solo per gli anni restanti.
Secondo la Gesepu il ricalcolo andava effettuato secondo i criteri di cui all’articolo 115 del codice dei contratti pubblici, applicando come parametro di riferimento l’indice FOI. Il totale fa 7.385.389 euro più iva se viene applicato l’indice dei prezzi per la voce “raccolta rifiuti” che viene ritenuto aderente al contratto, mentre fa 2.118.380 euro più se si applica il più generico indice Istat FOI per “abitazione, acqua, elettricità e combustibili”.
A difendere gli interessi nel privato nella cause, l’ex ministro Antonio Catricalà.
Come detto, il lodo che è arrivato a conclusione a gennaio 2017, impone alle parti di adeguare insieme le tariffe.
Va detto che il comune di Fonte Nuova non ha impugnato il lodo e quindi è diventato esecutivo il 19 luglio del 2017.
A fine marzo lo stesso comune di Fonte Nuova ha comunicato di aver terminato l’istruttoria prevista dal lodo. I calcoli sono ben diversi da quelli fatti dalla ditta, infatti il Comune di Fonte Nuova ha scritto di essere giunta alla conclusione di vantare un credito di 365.486 euro nei confronti della Gesepu.
Così la ditta ha presentato ricorso al Tar per contestare il calcolo e l’erronea interpretazione del lodo, difesa dall’avvocato Claudio Giacomoni, mentre il comune di Fonte Nuova è stato difeso dall’avvocato Michele Clemente.

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MENTANA HA SCELTO UN PERCORSO DIVERSO
Va detto che a Mentana questa vicenda ha preso una strada diversa. Entrambi i comuni sono passati alla raccolta differenziata e hanno “scaricato” la Gesepu, ma Fonte Nuova aveva aderito al lodo, mentre Mentana aveva rifiutato questa proposta, così Gesepu aveva avanzato un’azione risarcitoria di tipo civilistico.
Alla cittadina garibaldina erano stati chiesti 6 milioni e mezzo di euro e in particolare: 812.026,82 euro più iva per la revisione del corrispettivo del servizio di igiene urbana per gli anni 2009-2014; 4.500.000 di euro per il danno patrimoniale; 864.445,90 euro per fatture scadute emesse a titolo di corrispettivo maturato per lo svolgimento del servizio di igiene; 217.458,73 euro per interessi di varie fatture; 200 mila euro per il danno di immagine subito.
Nell’ultimo periodo però la normativa è cambiata, perché prima veniva data la possibilità o meno di aderire alla procedura arbitrale.

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