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Povertà: aumenta anche tra chi lavora

Sono oltre 2 milioni le famiglie italiane in povertà: l’Istat fotografa una percentuale che nel 2020 ha raggiunto il 7,7% contro il 6,4% del 2019

La povertà delle famiglie italiane è in aumento, e anche tra chi lavora: nel 2020 l’Istat ne conteggia oltre 2 milioni, con una percentuale passata dal 6,4% del 2019 al 7,7%. Non solo: sfiorano i 6 milioni le persone sole povere, che lievitano nei due anni indicati dal 7,7 al 9,4%. Nonostante questo quadro disastroso, per il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, che lo ha sottolineato in audizione alla Camera sulle diseguaglianze prodotte dalla pandemia, le misure dello Stato verso i cittadini più vulnerabili, sono riuscite a tamponare un poco la situazione. Il perché di questa povertà diffusa, lo abbiamo sotto gli occhi da mesi: il blocco di alcuni settori economici che ancora stentano a risollevarsi, ha determinato una forte caduta del reddito imponibile delle famiglie, con un conseguente crollo dei consumi, “cifre dalle dimensioni mai registrate dal dopoguerra”. Del resto, per famiglie dentro o sulla soglia della povertà, risulta assai difficile spendere se non per prodotti essenziali alla sopravvivenza. Per l’Istat, la stima della spesa media mensile familiare per il 2020 è di 2.328 euro mensili in valori correnti, in calo del 9% rispetto al 2019.

Non è positivo neppure il mercato del lavoro: l’occupazione, che aveva mostrato segnali di crescita, se pur deboli, tra il 2014 e il 2019, ha subito un drastico calo nel 2020, causa la pandemia che non ha smesso di mordere neppure nei primi mesi del 2021. Per gli analisti dell’Istat, sono da recuperare ancora 735mila posti di lavoro. Se c’è una piccola ripresa, non riguarda i contratti a tempo indeterminato né i lavoratori autonomi, per i quali i prossimi mesi non si presentano rosei.

 

 

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