Lo smart in mano ai talebani

Uno studio antropologico dovrebbe analizzare i cambiamenti degli ultimi venti anni tra gli studenti di Allah

 

Le paginate dei giornali sono concentrate ad osservare i cambiamenti di un mondo che, con buona approssimazione, si accostava al Medio Evo. (Un tipo di espressione solo retorica e classista in cui l’Occidente stigmatizza e semplifica quel qualcosa di alieno che è il mondo talebano).

E visto che alla domanda sulla verità di questo cambiamento nessuno sa rispondere, si congettura sul fatto che le aperture siano false, apparenti, strumentali … Ma non di capisce bene per cosa.
I talebani in conferenza stampa non hanno mancato di presentarsi con le armi ma hanno risposto a tutti, anche alle croniste. Hanno annunciato che il regime non avrà le restrizioni di in tempo. Le donne saranno libere. Ma di lavorare. La stampa sarà libera. Purché non critichi il nuovo governo.
Anche qui però continuiamo ad essere dentro le caricature degli occidentali. A parte l’inquietudine per una sfera di comportamenti e di eticità a noi aliena, dovremmo sforzarci nello strumento della comprensione.
Una chiave di analisi antropologica può essere quella su come la comunicazione telematica del terzo millennio abbia iniziato a intaccare le certezze granitiche di questa parte integralista dell’Islam.
Quello smart non potendo essere denigrato a lungo come strumento diabolico è entrato nella via corrente di questi soldati tutti di un pezzo. Ora si fanno i selfie, si riprendono, l’immagine è emendata dallo stigma iconoclasta.
Se girano le immagini girano le idee che sono costrette a ribaltarsi davanti a nuove evidenze o entrare in una dinamica selettiva. Tutto questo può fare cambiare la visione, moltiplicare le parole di cui si vuole avere padronanza per imprigionare un frammento di realtà che era rimasto celato. O almeno è questa la speranza.

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