Opinioni contrastanti
In Europa si parla di modello svedese ma sulle decisioni adottate nel Paese scandinavo per combattere il Covid le opinioni sono assolutamente contrastanti.
Anders Tegnell è l’epidemiologo che ha guidato la Svezia attraverso la pandemia: ha insistito sull’inefficacia dei lockdown – “È come cercare di uccidere una zanzara con un martello”, ha detto più volte – ed esitato a introdurre l’obbligo della mascherina. Scuole, bar e ristoranti sono rimasti sempre aperti.
La strategia di Tegnell si è rivelata inizialmente fallimentare: oltre un milione di svedesi ha avuto il Covid, circa l’11 per cento della popolazione. Un confronto impietoso se confrontato con i “vicini di casa” norvegesi (2,9%) e finlandesi (2,2%) e sul quale ha voluto dire la sua anche il re Carl Gustaf andando in tv per scusarsi coi suoi sudditi: “Sul Covid-19, ha detto, abbiamo sbagliato”.
Ma le cose sembrano dare ragione allo scienziato se lette dando uno sguardo alla curva epidemiologica in forte ribasso grazie alla capillarità della campagna vaccinale: l’81,5% degli svedesi ha ricevuto almeno una dose e il 65,8% le ha ricevute entrambe.
Tegnell non canta vittoria ma continua a presentarsi al suo popolo dicendo: “Giudicatemi tra almeno un anno”.