L’Ordine dei medici di Roma: i test ingresso a medicina siano a numero programmato

La proposta del presidente Antonio Magi: "I contenuti dovrebbero essere psicoattitudinali e di cultura generale"

Dico ‘no’ al numero chiuso a Medicina, ma dico ‘sì’ al numero programmato. Per come è organizzata al suo interno, aprire a tutti la facoltà di Medicina non è oggi possibile. Gli atenei, infatti, non sarebbero in grado di garantire una formazione adeguata a causa del numero eccessivo degli iscritti, diventerebbe davvero un grande problema“. Il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi indica la strada da seguire per superare il caos dell’accesso a numero chiuso a medicina che l’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato vorrebbe proprio depennare.

Ogni anno– precisa- si presentano in media in 60mila ai test per entrare a Medicina, anche se i posti sono molti di meno. Ovviamente, se dessimo ogni anno il via libera a 60mila nuove persone, le università sarebbero davvero troppo affollate, non ci sarebbero aule e professori pronti a dare quella preparazione per cui i medici italiani sono famosi. Anzi, posso dire che i medici italiani sono quelli più preparati in assoluto al mondo“.

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Lo ribadisco: credo che la cosa migliore sarebbe un accesso programmato– aggiunge- perché l’unico problema di questo Paese è che non si programma mai. Ogni volta, infatti, i numeri sono il risultato di una lunga mediazione tra le parti ma poi non corrispondono a quelle che sono le necessità“.

E questo è avvenuto soprattutto con le specializzazioni e con l’imbuto formativo che abbiamo avuto per anni– continua Magi- e che, in realtà, abbiamo ancora. Perché è vero che oggi i nuovi laureati hanno maggiore facilità a entrare nelle scuole di specializzazione, ma ricordiamo che in Italia, in questo momento, abbiamo circa 200mila medici che non sono specialisti.

“È dunque vero – afferma inoltre Magi – che i nuovi specializzandi, quelli che sono entrati, hanno chiaramente più facilità, perché è chiaro che i più giovani hanno più facilità a partecipare ai concorsi e hanno più tempo libero per poter partecipare, mentre altri si sono in qualche modo collocati nel privato o nel Servizio sanitario nazionale facendo attività dove non è richiesta la specializzazione ma per il resto ci sono ancora molti medici non specialisti”.

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Secondo Magi, dunque, il problema più grande risiede nella programmazione. “La programmazione deve essere reale– dichiara- e, di volta in volta, rispetto alle esigenze dobbiamo decidere quanti sono i medici che servono in realtà sul territorio nazionale e quanti poi ne dobbiamo specializzare“.

Il presidente dell’Omceo Roma si sofferma poi sugli argomenti dei test per entrare nella facoltà d Medicina. “Ritengo innanzitutto che i contenuti dovrebbero essere psicoattitudinali e di cultura generale. Molto spesso sarebbe utile verificare come una persona, un possibile futuro medico, intenda rapportarsi con il prossimo“.
Per un medico– conclude- è fondamentale l’empatia, la capacità di comunicare, la capacità di ascoltare, tutte cose estremamente utili per realizzare quell’equilibrio necessario per poter fare questo delicato lavoro“.

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