TIVOLI - Non diffamò Colle Cesarano, assolto il consigliere regionale Davide Barillari

L’ex grillino fu denunciato per aver detto: “Clinica collusa con Mafia Capitale e favorita dai politici, controlli della Asl fasulli e pilotati”

La critica politica se formulata con modalità che costituiscono espressione della libertà di manifestazione del pensiero non è reato.

E’ in sintesi la sentenza emessa dal Tribunale di Tivoli nei confronti di Davide Barillari, il 47enne consigliere regionale componente della commissione Sanità della Regione Lazio, ex capogruppo del Movimento 5 Stelle espulso il 20 aprile 2020 e oggi nel Gruppo Misto.

Lunedì 19 dicembre il giudice Giovanni Petroni ha assolto l’ex grillino dall’accusa di diffamazione aggravata in quanto non punibile per aver espresso considerazioni su “Colle Cesarano”, il Centro di Cura per pazienti psichiatrici di via Maremmana inferiore a Villa Adriana, da maggio 2013 accreditata col Servizio Sanitario nazionale.

La “Geress”, l’azienda degli imprenditori Massimo Forti e Manfredino Genova che gestisce la struttura sanitaria, denunciò il consigliere regionale per aver detto:

“Clinica collusa con Mafia Capitale e favorita dai politici, controlli della Asl fasulli e pilotati”.

La Procura di Tivoli considerò lesive le accuse di Davide Barillari. In particolare il consigliere regionale disse che Colle Cesarano non avrebbe avuto i requisiti minimi per l’accreditamento definitivo, ottenuto in virtù di controlli fasulli e pilotati da parte della Asl Roma 5. A detta dell’ex grillino i rappresentanti legali di “Geress” sarebbero collusi con “Mafia Capitale” e in particolare con Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative condannato nel processo “Mondo di Mezzo” insieme a Massimo Carminati.

Non solo.

Sempre a detta di Barillari gli amministratori di Colle Cesarano avrebbero avuto anche rapporti privilegiati e favori da politici come il consigliere regionale del Pd Marco Vincenzi, con l’ex ministro Claudio Scajola e con gli ex governatori della Regione Lazio Francesco Storace e Renata Polverini.

La vicenda ebbe inizio nella tarda serata del 23 giugno 2015, quando Davide Barillari effettuò un’ispezione in clinica insieme al deputato dei 5 Stelle Massimo Enrico Baroni e all’allora Segretario nazionale della Sicel, Andrea Paliani, a novembre 2019 arrestato per corruzione nell’ambito di un’inchiesta originata dalla denuncia di Cristopher Faroni, consigliere di amministrazione e socio della società Ini Spa, titolare del Medicus Hotel di Tivoli e di Villa Dante.

Nell’ambito di quella stessa inchiesta erano emersi rapporti telefonici e non tra Davide Barillari e il sindacalista arrestato, obiettivo del quale sarebbe stato il commissariamento di Ini.

Ho svolto soltanto il mio ruolo di consigliere e membro della Commissione Sanità – aveva detto in sintesi l’ex 5 Stelle a sua difesa nell’udienza dell’11 marzo 2021 davanti al giudice Petroni – Ho svolto ispezioni e interrogazioni senza un particolare accanimento nei confronti di Colle Cesarano, tant’è che dal 2016 in poi non esistono altri atti in tal senso. Non volevo diffamare la clinica, tutte le informazioni a riguardo mi furono fornite dal sindacalista della Sicel” (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).

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Ora il Tribunale di Tivoli lo ha dichiarato innocente.

Dopo 7 anni di processo, il giudice mi ha dato ragione – commenta Davide Barillari in un comunicato stampa (CLICCA E LEGGI IL COMUNICATO) – Tutto parte nel 2015, nel pieno dello scandalo di Mafia Capitale. che fece tremare anche politici e dirigenti della Regione Lazio.

Da tempo lavoravo ad un’inchiesta che coinvolgeva la clinica psichiatrica privata ‘Colle Cesarano’ di Tivoli, perché sindacalisti, lavoratori e familiari di pazienti mi avevano raccontato le condizioni sanitarie di questa struttura ed era mio dovere intervenire (gli altri consiglieri regionali non se ne interessavano).

Anche la Rai se ne occupò, con un ottimo servizio di Laura Bosetti (anche lei accusata di diffamazione e poi assolta).

In quei mesi ho presentato molte interrogazioni urgenti all’assessore alla sanità, Alessio D’Amato (il prossimo candidato presidente della regione x il pd) che negava tutto.

Anche un esposto alla procura, che però non ha portato a nulla. Ma io sono andato avanti lo stesso”.

Insieme all’ex deputato 5 stelle Baroni – spiega ancora Barillari nel comunicato stampa – faccio un’ispezione notturna a sorpresa (tanto che dobbiamo chiamare i carabinieri per farci aprire il cancello) e troviamo conferma di tutte le nostre preoccupazioni.

E invece che succede ?

I proprietari della clinica mi denunciano per diffamazione, perché nel raccontare (era mio dovere) ai cittadini le mie attività, riportavo le intercettazioni di mafiacapitale e le parole pesanti degli articoli di stampa in merito al business degli immigrati e alle condizioni dei pazienti psichiatrici in questa clinica: Clinica collusa con Mafia Capitale e favorita dai politici, controlli della Asl fasulli e pilotati”.

In particolare – aggiunge Barillari – dissi che Colle Cesarano non avrebbe avuto i requisiti minimi per l’accreditamento definitivo, ottenuto in virtù di controlli fasulli e pilotati da parte della Asl Roma 5, descrivendo il rapporto con il consigliere regionale del Pd Marco Vincenzi, allora presidente della commissione sanità, ex sindaco (guarda caso) proprio di Tivoli e conoscente di Salvatore Buzzi (ricordiamo tutti la foto sulla Repubblica di un pizzino scambiato fra lui e Vincenzi).

Tutto è stato ben raccontato in aula durante il processo da Giuliano Girlando, coraggioso giornalista che ha svelato i retroscena fra politica, mafia e business sanitario (anche lui accusato di diffamazione e poi assolto). Addirittura durante il processo è emersa, da parte dell’accusa, la notizia (falsa) che io mi sarei accanito contro questa clinica perché volevo farla fallire per poi “comprarmela”. Tutta una montagna di falsità sciolte come neve al sole.

Dopo 7 anni di attesa, durante i quali io ho continuato a effettuare visite di controllo nelle strutture sanitarie private oggetto di ricchi finanziamenti regionali, e a denunciare tutte le irregolarità. Compresi i milioni di euro per i rimborsi dei posti letto gonfiati grazie al business covid”.

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La sentenza positiva – conclude Barillari – per la quale ringrazio gli avvocati Rupnik e Morricone, dimostra che in tutti questi anni ho sempre fatto il mio lavoro di consigliere regionale e membro della commissione sanità, senza nessun vantaggio personale, senza nessun abuso e sempre nel pieno delle prerogative del mio ruolo.

Tutti i giornalisti che avevano titolato Barillari condannato, Barillari indagato, Barillari corrotto, dovrebbero oggi spendere qualche parola per raccontare la falsità delle loro accuse mediatiche strombazzate con i titoloni per fare solo un (falso) scoop.

In aula mi ricordo la “pseudo sinistra”, capeggiata dalla consigliera Bonafoni e da Patanè (promosso ad assessore di Roma) che chiedevano a gran voce le mie dimissioni.

E ora Vincenzi (promosso presidente del consiglio regionale) che per anni mi ha bullizzato (“io un consigliere regionale no vax non lo incontro”), togliendomi il microfono in aula, truccando una votazione e bocciando ogni atto (non per ultima la mozione per l’abolizione del consiglio regionale per inutilità e inefficienza), dovrebbe chiedere scusa.

Il mio futuro ? Sono ancora “onorevole” fino al 12 febbraio.

Poi tornerò ad essere un libero cittadino, fuori da questo odio istituzionale contro di me perchè non mi sono venduto come gli altri….e libero di non essere più seduto fra quei banchi a denunciare (da solo) la loro mafiosa ipocrisia”.

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