“Sottrazione” di Carlo Sperduti, una tanfastica raccolta di strade letterarie: da quelle più affollate a quelle meno battute

Era presente anche Valentina Presti, editrice del libro in concorso.

L’autore

 

Carlo Sperduti è nato a Roma nel 1984. Suoi racconti sono apparsi in antologie edite da CaratteriMobili, Zero91, Gorilla Sapiens Edizioni. Ha pubblicato, con Intermezzi Editore, “Caterina fu gettata” (2011), “Valentina controvento” (2013), “Ti mettono in una scatola” (2014); con CaratteriMobili “Le cose inutili” (2015); con Gorilla Sapiens Edizioni “Un tebbirile intanchesimo e altri rattonchi” (2013) e, a quattro mani con Davide Predosin, “Lo Sturangoscia” (2015).

 

13236037 1700673793533468 289372286 nLa raccolta

 

Come in un labirinto, come tra le pareti di una catacomba, come in una casa affollata di presenze e di vuoti, di cose e discorsi sospesi e di fenomeni inquietanti, in questo libro lo spazio si deforma e restringe, allestisce tranelli, sottrae scalini, nega vie di fuga. Questi 34 racconti, disposti in ordine decrescente di lunghezza, esprimono le infinite possibilità della narrativa breve e brevissima, a dimostrazione empirica del fatto che “scrivere per sottrazione è una moltiplicazione”. Copertina di Andrea Mongia. Prefazione di Fabio Viola.

 

Scrivere per sottrazione è una moltiplicazione: quando la qualità del racconto non dipende dalla quantità delle sue parole

 

Nell’ultima opera di Sperduti l’ordine dei racconti segue il criterio della decrescita: dal testo con un maggior numero di battute a quello che ne conta appena 163 (riportate nell’indice dopo ogni titolo ndr). Eppure il risultato, nonostante la parola sottrazione sembri toglierci qualcosa, è sempre supplementare. “È vero che man mano che si scorrono le pagine i racconti si accorciano – spiega l’autore – è anche vero però che, procedendo appunto per sottrazione, si moltiplicano i modi di scrivere e aumenta il numero di storie da inserire nel libro”.

 

“13235921 1700673803533467 1454481894 nNon cercate il pero nell’uomo”: l’arte di giocare con i vocaboli e il taglio ironico di uno stile pittoresco

 

Una delle sue opere, edita dalla Gorilla Sapiens Edizioni nel 2013, si intitola Un tebbirile intanchesimo e altri rattonchi: non è difficile intuire il legame profondo che Sperduti instaura con le parole, tutt’altro che confuso come potrebbe apparire a uno sguardo superficiale. E così, anche in Sottrazione, nel racconto “Unità di misura”, c’è l’intento di rendere formalmente uno spaesamento temporale e sentimentale, mescolando i verbi in un turbinio drammatico e pensieroso. “Ho da sempre nutrito un forte interesse per la lingua italiana – racconta – e così mi diverto a intrecciare e ribaltarne i suoi termini, come nel caso della mia fiaba dislessica (che recita abilmente a memoria per i presenti in libreria ndr). Non c’è alcuna volontà di lanciare messaggi politici o sociali – conclude – e i sentimenti ci sono, certo, ma filtrati da una dose massiccia di razionalità”.

 

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“La morte: una recensione”. I titoli improbabili e un genere fantastico, che però non è fantasy, e saggistico, su cose che però non esistono

 

Al termine della presentazione l’autore distribuisce ai partecipanti un menu letterario e li invita a scegliere un racconto che lui stesso leggerà: si susseguono sulla carta una serie di titoli che, già singolarmente, fanno l’opera: “Istruzioni per Lucio”, “Lutto sommato” , “Il gusto sta nel mezzo”. E ancora scrivere della morte come fosse un film o un personaggio. “Mi è stato rimproverato di prendere in giro i lettori – dichiara Sperduti – perché magari cerco di allontanarmi da una struttura commerciale che predilige lo schema ‘inizio-svolgimento-fine’. Io credo invece di coinvolgere attivamente chi mi legge, lo esorto a partecipare. Cerco sempre di pensare a come un testo possa attivare me”. E pare che funzioni, perché la sala ride divertita.

 

Da Calvino a Davide Predosin, passando per Edgar Allan Poe: ecco le letture che ispirano il giovane autore romano

 

È difficile, leggendo Sperduti, identificare uno schema narrativo ben preciso, proprio perché l’autore rifugge ogni tipo di struttura imposta dagli standard letterari. E le sue parole, come ben esprime la copertina di Sottrazione realizzata da Andrea Mongia, sono pezzi di uno spazio frammentato che non rispondono alla linearità della logica comune. E che non vogliono assolutamente farlo. Uno stile, il suo, influenzato dalle letture di Calvino, i racconti di Poe, ma anche da autori contemporanei, come Davide Predosin, autore di “Alcuni stupefacenti casi tra cui un gufo rotto” e con il quale pubblica nel 2015 “Lo sturangoscia” (sempre per la Gorilla Sapiens Edizioni ndr). E ancora Gero Mannella, che Sperduti definisce un genio e che intervista sul suo blog, con le opere “Non gettate i cadaveri dal finestrino” o “Il killer di querty”.

 

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“Panni” dall’opera Sottrazione, senza aggiungere altr

 

Giusto, mi son detto, questo signore ha proprio ragione: bisognerebbe mettersi nei panni di tutte le cose e chiederci cosa faremmo noi al posto loro, come ci sentiremmo. Ci andrebbe bene tutto o solo qualcosa o niente? Invertire i ruoli, insomma, una volta tanto, per capire o per provarci. Poi magari si rimane uguali, con le opinioni di sempre, ma almeno con cognizione di causa. Mettersi nei panni di un aspirapolvere, lei, ci ha mai provato?, mi chiede il signore. No, dico io, e lei? Io sì, faccio parte di un gruppo. Non di aspirapolvere, ma di gente che si mette nei panni. Un mio amico del gruppo si è messo nei panni dei panni. Da allora non si veste più. Io, pur essendo stato un aspirapolvere, non ho cambiato stile di vita. Ognuno ha le sue reazioni. Un altro si è messo nei panni di un lampione e non vuole più star fermo. Dorme saltellando, glielo posso assicurare. Per far parte del gruppo, chiedo al signore, che bisogna fare? Nulla, mi dice, solo mettersi nei panni, noi del gruppo ci si incontra per caso e ci si riconosce. La vede quella ragazza, al tavolo in fondo? Si è messa nei suoi stessi panni e ora è serena. Lo si capisce dalla posizione della testa: non c’è atteggiamento, solo testa e posizione. Lei, mi chiede, nei panni di cosa vorrebbe mettersi? Be’, gli faccio, io le case proprio non so come facciano a tirare avanti. Intendo: qualcuno ci abita dentro, alle case. Mica normale che qualcuno ti abiti dentro. Vorrei provare, una volta, a essere abitato. Lei non si metterebbe nei panni di un inquilino, per facilitarmi le cose? Io farei la casa. Per uno del gruppo questo e altro, mi fa lui. Ed ecco che il signore è dentro di me.

 

Il prossimo incontro, martedì 24 maggio

 

Librinfestival ricorda l’ultimo libro in concorso “Non con un lamento” di Giorgio Di Vita, con la presentazione martedì 24 maggio presso la Casa della Pace Angelo Frammartino, in P.zza Angelo Frammartino a Monterotondo, alle ore 19.  

 

di Rara Piol

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