Gianni Manetta: “Il mio Castrum? Insuperabile. Io li metto solo in campo”

E’ un progetto vincente quello del Castrum perché si basa su un sacro vincolo, l’amicizia. Questa è una comitiva di amici che si allena e che gioca al calcio, si raduna a cena con mogli, fidanzate, come un’unica grande famiglia. Segreti nella costruzione del Castrum non ci sono come conferma il ds Stefano Caleca: “Come prima cosa ho chiamato tutti i ragazzi che facevano parte del blocco Eretum della passata stagione. Tranne pochi, la maggior parte è sembrata subito entusiasta e non vedeva l’ora di iniziare questa nuova avventura, nonostante dovessimo ripartire dalla Terza Categoria. A loro abbiamo cercato di aggiungere quelle pedine che secondo noi mancavano per raggiungere una rosa ancor più competitiva per disputare e vincere questo primo campionato. Pochi innesti che sposassero la causa con la giusta professionalità e mentalità. Devo dire che arrivati ad oggi non ci possiamo lamentare, anzi devo dire grazie ai ragazzi per come hanno interpretato la stagione e per l’impegno che non è mai mancato da parte di tutti”. Il ds spiega anche che si sta preparando alla prossima stagione: “Non nego che personalmente sono andato già a vedere qualche partita di Seconda Categoria, per capire che tipo di campionato fosse, oltre il livello stesso. Sicuramente andremo ad aggiungere quei 4/5 giocatori  dove ce ne fosse bisogno,in maniera molto oculata e senza creare “sovraccarichi” nei ruoli. Oltre l’aspetto tecnico,che è si importante per migliorarsi, andremo ad aggiungere persone che credono a pieno nei nostri ideali e  nel modo di intendere calcio da parte del Castrum Monterotondo. Partiamo già da un’ottima base e senza stravolgimenti, credo che abbiamo tutte le carte in regola per affrontare la categoria svolgendo un ruolo da protagonisti”. Conferme sulla bontà di questo progetto arrivano anche dal direttore generale, Cristian Calenti: “ll vero segreto è l’ideale comune che ha reso tutto questo possibile e che alimenta la voglia di segnare una rotta ben precisa. Fin da subito tra noi si è instaurato un legame particolare e un’intesa che va oltre le parole dette e non dette. Di certo tutto questo è reso ancor più semplice da questo splendido gruppo di giocatori che sta collezionando risultati incredibili con grande professionalità e passione”. Come è stato costruito questo Castrum? Lo svela il Team Manager Danilo De Castro: “La premessa è che a fine stagione scorsa i ragazzi (compreso mio figlio) mi comunicavano che la squadra che militava in Prima Categoria non avrebbe avuto più futuro; questo a seguito della fusione delle due Società sportive esistenti a Monterotondo che tutti conoscono. Ovviamente la mia prima domanda è stata: Perché nonostante la fusione non viene in qualche modo tutelata la squadra, o perlomeno non vengano trovate soluzioni alternative? La risposta ad oggi non è mai pervenuta! Detto questo che ormai è il passato, a questo punto considerata la forte volontà del gruppo di voler continuare l’esperienza, e dopo aver incontrato la struttura societaria (Presidenti e Direttori) che mi ha esposto le motivazioni ed il progetto CASTRUM non ho esitato ad accettare di far parte del gruppo. Mi è stato chiesto quale ruolo volessi ricoprire ed ho subito risposto quello di Team Manager, per tornare in panchina con i ragazzi dopo alcune esperienze passate nel settore giovanile con il Mister Giancarlo Morrone. Il mio prossimo obiettivo? Quello di continuare l’esperienza insieme alla Società, condividendo il progetto che vede anche delle altre realtà oltre allo sport anche nel sociale. Le mie esperienze insegnano che la vita è tutto un obiettivo: lavoro, famiglia, amicizie, saper affrontare e risolvere i problemi, confrontarsi e condividere. Ritengo lo sport sia lo strumento più adatto  per poter trasmettere questi messaggi: impegno e sacrificio per poter raggiungere dei risultati (obiettivi); confronto con gli altri per poter condividere, affrontare e risolvere anche dei problemi insieme (lavoro di squadra, allenatore/dirigenza). In particolar modo ci tengo a precisare che gli obiettivi devono essere conquistati con i meriti, impegni e sacrifici,  e non devono essere oggetto di compromessi o compravendite, come spesso accade. E questo lo affermo come sportivo, manager aziendale e soprattutto come padre”. E poi c’è anche la voce del mister, un allenatore che non ha bisogno di presentazioni, un allenatore che come giocatore ha iniziato la carriera a diciassette anni con il Monterotondo e ha appeso gli scarpini al chiodo a quarantadue nel Montaldo di Castro. Gianni Manetta parla della sua squadra, quella che allena, il Castrum: “Ragazzi eccezionali – dice Manetta – a loro devo davvero dare pochi consigli. Sono umili e tecnicamente imbattibili per questa categoria. Quello che più mi piace è proprio questa grande umiltà che sanno mettere in campo. Non si sentono arrivati e restano concentrati sempre fino alla fine”. Ma c’è un nuovo Gianni Manetta in questo Castrum? “Se c’è un giocatore che mi somiglia quando giocavo io? Mah, non so. Nelle altre squadre non so perché le altre squadre non le vedo. In questa mia direi che caratterialmente quello che più mi somiglia è Mario Checchi”. In una carriera costellata da grandi battaglie sportive, successi e gare sofferte Gianni Manetta ricorda le più importanti e i compagni che con lui hanno più legato: “Le gare più accese sono sempre stati i derby con lo Scalo. Ne ricordo diversi e con grandi tensioni in campo. Per quello che riguarda i miei compagni di squadra direi che questo Castrum somiglia al mio Monterotondo più bello, quello che aveva con me grandi giocatori e grandi amici come Gagliardi, stopper preciso e implacabile, Cocciolo, tecnico ed energico, Screponi, una furia quando scendeva in campo, Ruggeri, grande carattere, Claudio Bertini, un treno sulla fascia sinistra, Roberto Bertini, ala destra di grande tecnica e prestanza fisica, Rotelli, grande goleador dalla tecnica sopraffina. Quel Monterotondo come spirito di gruppo somiglia al mio Castrum”. Intanto qui si iniziano a mettere le bottiglie di spumante in frigo, il Castrum prepara la festa.

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di Sergio Toraldo

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