Quando il mostro è dentro di noi 

Resterà storico. La notizia che negli ultimi dieci mesi ha rubato per un giorno il primato di attenzione all’emergenza pandemica è la sospensione del servizio del più grande motore di ricerca telematico che esista. Essendo uno strumento comune in ciascuno di noi, dotato di computer e smart, cioè tutti, il mezzo rischia di essere equivocato come una dotazione naturale. Un appendice insostituibile. Un bene necessario e imprescindibile, ma anche dovuto. Mentre così non è. Trattasi di espressione della tecnologia la cui fruizione è possibile attraverso metodiche mercantili: io ti do un servizio tu contraccambi con una merce. Un rapporto lineare e perfetto che in pochi decenni ha realizzato un mostro capitalistico a cui il nostro governo vuole far pagare tasse proporzionali ai grandi suoi guadagni. Succede così che in un giorno qualsiasi questo mostro smetta di operare per due ore creando la paralisi e il panico generalizzato. Un modo per ricordare a tutti, nessuno escluso, “cosa sarebbe della vostra libertà di comunicare se non ci fossi più”. Un pensiero cattivo? Forse. Ma citando un’autorità ecclesiale si dice spesso che “a pensar male si fa peccato ma difficilmente si sbaglia”.

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