G20, inizio di un percorso di cooperazione tra stati

Affrontare le sfide epocali, ma in testa a tutte c’è quella rimasta sospesa: il clima

Covid 19 ed emergenza climatica sono state le due grandi questioni affrontate nel vertice internazionale di Roma.

E proprio per essere questi due i problemi centrali dai quali l’umanità è afflitta si è affrontata e risolta una terza, pur importantissima. Si tratta del problema che riguarda le grandi multinazionali da cui è diventato impossibile effettuare un prelievo fiscale degno delle proporzioni dei loro fatturati miliardari.

Ma un ambito di decisioni internazionali che deve lasciare un sentimento di fiducia. Lo ha detto Mario Draghi in conferenza stampa di chiusura del vertice in cui ha ribadito di essere fiducioso sulla capacità del G20 di affrontare sfide epocali. E in questo grande timore di palingenesi finale affiora il convincimento che nessuno si salva da solo. Ma la spinta che guarda solo alla crescita ha tradotto tutto questo nei termini per cui la ripresa ci sarà, ma dovrà essere più equa.

Belle parole che però debbono essere scandite non tra gli astanti del G20 di Roma, bensì per i primi ministri che non sono intervenuti fisicamente: Russia e Cina.

Ma anche chi c’era, l’India, deve recepire la lezione che nessun paese può essere eterodiretto. Arriva dall’India infatti il più grande impatto sull’aumento di anidrite carbonica immessa nella nostra atmosfera. La Cina ha capito che l’impresa green può essere un affare e si sta adeguando, ma le proporzioni di quello che si avvia ad essere il paese più industrializzato del mondo pesano molto sul fatturato di tossicità dell’aria che tutti respiriamo.

Ma una notizia buona c’è. I paesi del G20 termineranno entro l’anno i finanziamenti a nuove centrali a carbone. Lo prevede la bozza della Dichiarazione finale del vertice. Ma questo impegno sul carbone deve essere rispettato innanzitutto dalla Cina. Mai più centrali a carbone a livello internazionale. La Cina è tra i maggiori produttori di emissioni al mondo.

Sempre il G20 ha prodotto un documento finale nel quale si afferma l’esistenza di un fondo per il clima da cento miliardi. È diretto ai Paesi in via di sviluppo.

Anche la piccolissima Italia cerca di fare la sua parte con un impegno sul clima che nei prossimi cinque anni investe un miliardo quattrocento milioni l’anno.

Citando un vecchio motto del frasario in uso nella geopolitica d’antan: “un passo avanti e due indietro”. Il passo in avanti sta nella voglia di discutere e trattare tra paesi. I passi indietro nel fatto che a spuntarla siano gli Stati Uniti con la giustissima minimum tax che salvaguarda specialmente i loro interessi e che hanno promosso con successo a tutti. L’altro passo indietro consiste nel non aver segnato una data precisa per l’obiettivo della fine di emissioni di anidride carbonica già prima indicata precisamente col 2050. Già è difficile far susseguire a decisioni reali gli accordi presi in questi consessi, se non si danno scadenze precise si rischia di vanificare tanti interventi in flatus vocis con l’effetto del bla bla bla bla che si voleva evitare.

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