Glasgow, la sfida dei grandi contro i cambiamenti climatici

Una retorica da guerra per aggredire il disastro ambientale creato dall’industrializzazione

La Cop26 convocata a Glasgow segue i lavori di Roma sull’emergenza climatica e riprende gli stessi contenuti del giorno prima.

 

Gli intervenuti concordano su tutto, a cominciare dal principe Carlo al presidente degli Stati Uniti Joe Biden. È sulle soluzioni da concordare che si aprono i vuoti. Innanzitutto la Cina che non è presente col suo presidente Xi Jiping neanche in teleconferenza. Il presidente della Cina ha però trasmesso un messaggio in cui si dice preoccupato. Ed è proprio la Cina l’interlocutore più importante per quel che si sta trattando.

Ad aprire la kermesse di interventi è il premier britannico Boris Johnson. E in questo clima di tregenda Boris Johnson cita James Bond. È il figlio più famoso di Glasgow – ha detto serenamente –  nella fiction! Deve essere fonte d’ispirazione per salvare la Terra.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ammonisce tutti temendo che il riscaldamento globale possa arrivare a 2.7 gradi di aumento. Decisivo il finanziamento a cui ciascuno deve concorrere, pubblico o il privato. Dare risorse alla transizione, superare la fase di produzione di energia attraverso il carbonio, sostenere un’economia a misura di pianeta. Oggi è intervenuto anche Mario Draghi ribadendo le conclusioni del G20 di Roma.

I lavori di Cop26 continuano sia oggi che domani. Intervengono Joe Biden, Angela Merkel, Emmanuel Macron, il premier giapponese Fumio Kishida, Narendra Modi, Justin Trudeau, il cardinale Piero Parolin per la Santa Sede, la presidentessa della commissione europea Ursula von der Leyen. Ma le paroe più attese ed eloquenti sono quelle che mancano al Cop26. Sono degli assenti: il cinese Xi Jinping, il russo Vladimir Putin, il brasiliano Jair Bolsonaro, oltre al turco Recep Tayyp Erdogan.

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