Luci e ombre sulla ripresa, il parere di un lettore

Un articolo di Domenico Petrucci, l’84enne ex commercialista e docente dell’Istituto Fermi di Tivoli

Da Domenico Petrucci, l’84enne ex commercialista e docente dell’Istituto Fermi di Tivoli, riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Prima di procedere ad una analisi sull’attuale situazione economica e sulle future prospettive, alla luce di un difficile periodo nel quale la pandemia da Corona virus ha stravolto la vita di tutte la popolazione, è opportuno richiamarsi ad alcuni principi che sono alla base di ogni indagine economica.
Generalmente, una crisi economica, è causata da una forte riduzione della domanda di beni e servizi che costringe le aziende a ridurre la produzione, se non a chiudere, generando una diffusa disoccupazione, che comporta una ridotta capacità di spesa da parte della collettività e, quindi, una contrazione della domanda.
Si entra, pertanto, in un circolo vizioso nel quale la riduzione della domanda induce ad una riduzione dell’offerta che, a sua volta, genera la riduzione della domanda. Occorre, pertanto, per una ripresa, agire su entrambi ma, in particolare, sulla domanda per cercare di far aumentare, di conseguenza, l’offerta che si adeguerà e ciò comporterà la ripresa della produzione e dell’economia, compatibilmente con l’evolversi della pandemia, che aveva causato la crisi.
Esposto, sia pure in modo molto sintetico, il meccanismo della domanda e dell’offerta, c’è da aggiungere che le stesse determinano il pezzo. Infatti la domanda è funzione diretta del prezzo, nel senso che aumentando la stessa, aumenta il prezzo dei beni e servizi, mentre l’offerta è funzione inversa dell’prezzo poiché, aumentando la stessa il prezzo diminuisce.
Un’ultima importante osservazione, riguarda l’inflazione, che si manifesta con l’aumento dei prezzi, a causa di un incremento della domanda rispetto all’offerta quindi, un aumento dell’inflazione, entro certi limiti, per quanto sopra esposto, anche se può lasciare perplessi, costituisce un segnale positivo, circa la ripresa economica.
Enunciati così, brevemente, alcuni principi economici possiamo ora ad affrontare il problema della ripresa dopo una crisi economica, causata da una pandemia.
Nel breve periodo non occorre intervenire in modo significativo, salvo alcuni sostegni alle famiglie meno abbienti in quanto, dopo una pandemia, che ha costretto a restare in casa, in uno stato di ansia e di preoccupazione, appena diventa possibile riprendere la vita normale, ci sarà un notevole incremento della domanda di beni e servizi, una specie di rivalsa, di frenesia, di voglia di vivere e di recuperare il tempo perduto,
Se durante la pandemia, con il pericolo del contagio e le conseguenti norma restrittive, si è dovuto rinunciare ad un soggiorno all’estero, ad una crociera, ad allegre serate al ristorante o ad un viaggio, ora, in preda di una sindrome compulsiva, di viaggi se ne faranno due, i ristoranti segneranno il tutto esaurito come le spiagge e i soggiorni montani, compatibilmente con i mezzi finanziari di cui si dispone.
Si tratta di un comportamento comprensibile, la fine della segregazione forzata, lo scampato pericolo, inducono a vivere più intensamente e regna sovrano il “carpe diem” di oraziana memoria.
Il PIL (prodotto interno lordo) aumenta oltre le previsioni, cresce l’occupazione e questo potrebbe indurre a credere che il problema sia risolto, che tutto procede alla grande e presto staremo meglio di come stavamo, prima della pandemia.
Niente di più sbagliato! Quella accennata, per ovvi motivi, è una ripresa dettata da stimoli emotivi, insomma un fuoco di paglia, limitato ad una parte della popolazione con una certa disponibilità, (infatti il PIL indica la ricchezza prodotta nel paese in un determinato periodo, ma nulla ci dice in merito alla distribuzione della stessa) ma la psicosi finirà presto e anche i mezzi finanziari a disposizione, almeno nella maggior parte della popolazione.
E’ da ingenui credere che tale ripresa possa durare, è importante, quindi, a questo punto, “prendere il treno in corsa” per impostare una politica economica lungimirante e a lungo termine e dare il via, tempestivamente, ad una serie di provvedimenti di consolidamento della domanda, una politica economica definita “strutturale” destinata a durare nel tempo.
Ciò può avvenire mettendo in atto varie strategie ma sarà difficile, per il Governo, scegliere quella più opportuna in quanto, in una democrazia, ogni partito al governo cercherà di imporre dei provvedimenti che trovino consenso nel proprio elettorato.
Il modo migliore, al di là degli interessi di parte, anche in questo caso, tutto deve partire da un consolidamento della domanda e dell’offerta, e ciò si dovrà necessariamente realizzare mediante l’intervento pubblico in alcuni settori strategici.
Prima di tutto sarà necessario completare tutte le opere pubbliche iniziare e abbandonate, che stanno a testimoniare lo sperpero di denaro pubblico e iniziarne delle nuove. Questo non solo creerà occupazione diretta, ma, attraverso l’indotto, consentirà di estendere l’occupazione indiretta, a larghi strati della popolazione, aumentando così, la capacità di spesa. Inoltre, verranno create delle infrastrutture ( forse è la volta buona del ponte sullo stretto di Messina) che renderanno il paese più moderno e competitivo, anche in relazione al mercato internazionale, favorendo le esportazioni, con benefici sulla bilancia dei pagamenti.
Non sarà necessario neanche crearsi il problema del finanziamenti per tali opere, in quanto sono state tutte già finanziate dall’Unione Europea con fondi messi a disposizione dei singoli Stati a fondo perduto o a tasso agevolato, costituendo quello che viene definito, debito “buono”, nel senso che, con il tempo, attraverso investimenti mirati, si ripaga da solo.
Individuare i settori, nei quali investire, con il necessario consenso della Comunità Economica Europea, non è affatto difficile. Si tratta di settori strategici per lo sviluppo economico e sociale di un paese, come la scuola, l’informatizzazione, i collegamenti stradali e ferroviari, il sistema sanitario, la ricerca scientifica, il rinnovo del parco automobilistico mediante incentivi per l’acquisto di vetture elettriche, con beneficio per l’ambiente, ecc, per l’Italia, poi, possiamo aggiungere la conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio artistico e archeologico.
Il sistema degli incentivi, oltre a creare lavoro, potrà essere utilizzato, con successo, anche nelle ristrutturazioni degli edifici, per una necessaria sicurezza degli stessi a fronte anche di eventi sismici, per ottenere un risparmio energetico e importanti risultati per contenere l’inquinamento atmosferico, causa primaria dei distruttivi cambiamenti climatici.
Tutto questo creerà lavoro e capacità di spesa, infatti, con una domanda in crescita e il conseguente sviluppo della produzione si determinerà, un forte incremento dell’occupazione specialmente se ciò verrà realizzato senza troppi “lacci” burocratici .
Esaminate le luci, ora è il momento di affrontare le ombre.
Vorrei appena accennare a un paio di problemi, che in Italia, anche nelle circostanze favorevoli descritte, rappresentano un serio ostacolo ad un sano sviluppo.
Il primo caso è costituito dalla produttività
L’Azienda non è un istituto di beneficienza, i problemi sociali l’assistenzialismo, devono essere affrontati e risolte da apposite strutture e non dalle aziende di produzione che, così si chiamano, non perché producono beni e servizi, come da comune credenza, ma perché devono produrre reddito, altrimenti si chiamerebbero aziende di erogazione.
Spesso si confonde il concetto di produzione con quello di produttività.
Aumentare la produzione non significa affatto aumentare la produttività che consiste nel produrre la stessa quantità di beni o servizi ad un costo inferiore, attraverso la razionalizzazione dei processi produttivi e, soprattutto, da una organizzazione del lavoro, che deve essere assolutamente improntata ad efficacia ed efficienza.
Facendo un rapido esame della produttività, l’Italia si colloca in una posizione decisamente modesta nella classifica internazionale, specialmente nel pubblico impiego e nei servizi gestiti dallo Stato dove l’assenteismo, i malati immaginari, i furbetti del cartellino, lo scarico delle responsabilità, agevolato da una pesante burocrazia, dominano incontrastati.
È chiaro che, un’azienda di produzione, questo andazzo non può permetterselo, quando un prodotto o servizio, viene a costare più in Italia che in un altro paese, non vedo che altro potrebbe fare l’imprenditore se non chiudere e trasferire l’azienda in quel paese dove è maggiore la produttività.
Tale fenomeno si può osservare anche restando in Italia dove le aziende si localizzano prevalentemente al nord dove si realizza una produttività superiore a quella riscontrata nelle aziende situate al sud, che riescono a resistere fino a quando sono sovvenzionate dallo Stato poi, devono per forza trasferirsi, magari all’estero, o chiudere.
Si tratta, certamente, anche di carenze nelle infrastrutture, ma incide significativamente il fattore lavoro. Infatti, in alcune regioni è in uso la frase “Non fare domani quello che puoi fare oggi”, in altre “Non fare oggi quello che puoi fare domani”.
Può sembrare uno sciocco gioco di parole, ma sintetizza efficacemente una filosofia di vita che finisce per ripercuotersi anche sul lavoro e sulla produttività.
Il secondo problema che affligge il nostro paese e ne condiziona lo sviluppo è l’evasione fiscale. A chiarimento del fenomeno mi soffermo su una circostanza effettivamente verificatasi, alcuni anni fa. Si era accertato che il Pil, in Italia, era al minimo, mentre quello della Germania e altri paesi europei, raggiungeva soddisfacenti livelli.
Allo scopo di analizzarne le cause, una commissione di esperti di fenomeni economici europei, capitanati dalla Germania, venne in Italia, controllarono tutti i dati, verificarono il metodo di calcolo ecc.ecc. e… non ci capivano niente!
Non riuscivano a spiegarsi come mai, in una nazione che, sulla base del Pil, doveva essere un’accozzaglia di straccioni morti di fame , avessero tutti la macchina, le trattorie sempre piene, i luoghi di villeggiatura sempre affollati, insomma, godevano di un discreto benessere
Era praticamente un problema insolubile finché, un membro della commissione non andò a farsi la barba e rimase sconcertato quando, il barbiere, con la massima disinvoltura, intascò il suo compenso, senza minimamente accennare al rilascio della ricevuta fiscale.
Allora, tutto fu chiaro! Fatti gli opportuni calcoli e approfondimenti, si accertò che il 40% della produzione Italiana, era costituiva dalla, cosiddetta, “economia sommersa”, che naturalmente non appariva nel PIL
In Italia ci sono molte problematiche, anche storiche e culturali, da affrontare e risolvere se, dopo questo particolare periodo, vogliamo creare le condizioni per uno sviluppo economico solido e strutturale.
Comunque bisogna essere ottimisti usciremo, spero presto, definitivamente da questa pandemia e prenderemo la giusta direzione per uno sviluppo economico equilibrato e a lungo termine.
Abbiamo sempre avuto, in Italia, politici prestati all’economia, questa volta, fortunatamente, abbiamo un economista, prestato alla politica.

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CURRICULUM VITAE

Domenico PETRUCCI, nato a Tivoli (RM) il 21 settembre 1937, domiciliato in Tivoli.
TITOLI DI STUDIO:
– Licenza di avviamento commerciale conseguita presso la scuola statale “Coccanari “ di Tivoli;
– diploma di ragioniere e perito commerciale conseguito presso l’ Istituto Tecnico Commerciale Statale “ E Fermi “ di Tivoli;
– laurea in economa e commercio, conseguita presso l’università “ La Sapienza “ di Roma, facoltà di Economia e Commercio;.
– abilitazione alla professione di dottore commercialista con relativa iscrizione all’albo professionale nazionale:
– nomina , a Revisore Ufficiale dei Conti con D.L. del 29 dicembre 1977 , pubblicato sulla G.U. n.12 del 12 gennaio 1978;
– abilitazione all’insegnamento di economia aziendale, ragioneria e Tecnica commerciale.
ATTIVITA’ SVOLTA:
– Ragioniere addetto alla contabilità generale, paghe e contributi, presso la Cartiera I.L.C.A. S.p.A. in Tivoli, dal gennaio 1963 a ottobre 1973:
– rappresentante legale e direttore amministrativo, delle Cartiere Tiburtine S.p.A. di Tivoli dal 1975v fino al 1981;
– titolare della cattedra di ragioneria, tecnica commerciale ed economia aziendale, presso l’Istituto Tecnico Commerciale statale “ E. Fermi” di Tivoli, dal 1982, fino al al pensionamento, settembre 2002;.
– libera professione di Dottore Commercialista, con specializzazione in contenzioso tributario, con Studio, alternativamente, a Roma, Villanova di Guidonia e Tivoli.,
– revisore ufficiale dei Conti presso vari comuni del Lazio (Arsoli, Licenza, Subiaco ecc,);
– presidente o membro del Collegio dei Sindaci in varie società ( Fantini Sud S.p..A.-. T.R.E.B. Estrazione marmi, S.p.A. AFIP Finanziaria S,p.A. ecc.) ;
– commissario o presidente di commissione agli esami di maturità, nelle principali città italiane, durante tutto il periodo d’insegnamento
ATTIVITA’ DOPO IL PERSIONAMENTO.
Fin da ragazzo appassionato di lettere antiche e moderne e dell’arte, in ogni sua espressione, si è dedicato , per anni, alla chitarra classica, alla pittura e alla poesia.
Dopo il pensionamento, concentrava i propri interessi sulla letteratura, sulla poesia e sul teatro, studiando , come autodidatta, storia e psicologia teatrale, regia e recitazione attraverso autori come Stanislavsku, Grotowski, Glasser, Rubini ecc. .
Nel 2003, costituiva il laboratorio teatrale “ Peter Pan” presso il Centro Anziani polivalente di Tivoli, scrivendo e mettendo in scena, come direttore, regista e interprete, moltissime commedie, soprattutto in dialetto tiburtino, allo scopo, anche, di conservare e tramandare lo stesso, come patrimonio culturale della propria città, nonché realizzare il suo progetto di “ teatro terapia”.
Dette commedie venivano rappresentate, nei centri polivalenti per anziani, nei vari teatri del territorio e in particolare alla “Nuova Fenice” di Arsoli per la “Comunità montana e valle dell’Aniene, nel contesto del progetto culturale “Sapere e sapori”..
Nel 2011, scriveva e dirigeva la commedia , in dialetto tiburtino “Garibardi a Tivuli…e non solu” rappresentata, con circa 60 attori, presso il teatro “ Giuseppetti” di Tivoli, con gli alunni della Scuola elementare “Don Nello Del Raso” e con la compagnia teatrale “ Peter Pan”, patrocinata dal Comune di Tivoli nella ricorrenza dei 150 anni dell’unità d’Italia, La commedia è stata pubblicata a cura di “Cittadinanza attiva”. per lo sviluppo socio-culturale di Tivoli..
Attualmente continua a scrivere romanzi, saggi, poesie, novelle e commedie delle quali è anche direttore e regista, sia per i Centri polivalenti per anziani che per gli alunni di alcune scuole elementari di Tivoli.

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A tutt’oggi, ha scritto circa cinquanta commedie, più di trecento poesie, in lingua e in vernacolo , alcune pubblicate dalle edizioni “Aletti Editore”. Ha partecipato a vari concorsi di poesia a livello nazionale ottenendo lusinghieri riconoscimenti, in particolare con le poesie “ Le carrette del mare” e “ Età senza tempo”
Ultimi lavori: “Lu megghio raggiognere”, “Porta a porta” e il racconto autobiografico, “ Una vita…la mia ” .

 

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