La guerra non è fatta solo di bombe. È anche nelle ferite invisibili che attraversano i corpi e le vite delle donne, in ogni parte del mondo.
Con questa consapevolezza nasce l’iniziativa “Donne stanche di guerra”, in programma oggi pomeriggio, sabato 11 ottobre alle ore 18.00, presso l’Ecofficina di Guidonia, un incontro aperto alla cittadinanza dedicato alla condizione femminile nei contesti di conflitto e nelle violenze quotidiane che si consumano, troppo spesso, nel silenzio anche in Italia.
L’evento – promosso da Rifondazione Comunista Guidonia Montecelio, Partito Socialista Italiano – Sezione di Guidonia, La Sesta Stella APS, M5S Guidonia Montecelio, Tivoli Territorio di Pace e Coordinamento per la Pace Tivoli-Guidonia Rida e organizzato da Beatrice Benet, Marina Proietti Migoni, Arianna Paciotti e Agnese Serafini – vuole essere un momento di riflessione e confronto, dove esperte, professioniste e testimoni dirette si alterneranno per restituire voce e dignità alle donne che resistono, lottano e si rialzano ogni giorno.
Il programma prevede interventi dedicati alla salute femminile, all’educazione all’accettazione, alla violenza di genere, alle sfide del lavoro e dell’inclusione sociale.
Tra le relatrici:
Beatrice Benet, scrittrice e segretaria del Circolo di Rifondazione Comunista di Guidonia Montecelio;
Marina Antonini, ostetrica;
Lidia Maria Palatiello, avvocatessa;
Marianna Sturba, pedagogista;
Arianna Paciotti, social media manager;
Marta Beatrice De Lucia, universitaria;
Jessica Amadei, consigliera comunale di Moricone; e
Ahmed Vall Ould Dah, presidente dell’associazione Almuflihun APS.
Un momento particolarmente toccante sarà la testimonianza da Gaza di Najwa, che porterà la voce delle donne palestinesi in un contesto di guerra che continua a distruggere vite e speranze.
“L’incontro – dicono le organizzatrici – è un invito a guardare la realtà senza distanze, la violenza sulle donne non è solo quella che esplode nei conflitti armati, ma anche quella che ogni giorno si manifesta tra le mura domestiche, nei luoghi di lavoro, nei rapporti di potere e nelle discriminazioni culturali”.































