“Dream to Liberty”, una moto resistente come noi

La volontà di tornare ad essere liberi ispira Jonathan Biasciucci: dalla quarantena nascerà un bolide

di Lucrezia Roviello

Del progetto “Dream to Liberty” se ne era sentito parlare poco meno di un mese fa: Jonathan e il suo team sono alla lavorazione di una motocicletta “robusta, resistente e tosta, come dobbiamo esserlo noi in questo momento”. Il bolide – ci tiene a precisare il suo ideatore – sarà visibile solamente quando saremo liberi, infatti, il nome della moto stessa comunica questo desiderio di libertà che sta maturando in ognuno di noi.

Come è partito il progetto?

L’idea nasce per dare qualche stimolo in più in questo momento: lavoriamo per un futuro con qualche aspettativa migliore. La moto, che si chiamerà appunto “Dream to Liberty” sarà una moto rumorosa, che rappresenterà questo momento che stiamo vivendo.

Al momento in che fase della lavorazione siete?

Al momento è in fase di creazione di estetica. Sarà di base nera. Compariranno molti simboli: ci sarà una mascherina infermieristica, una mano che schiaccerà la cellula del coronavirus, sul parafango si vedrà lo sfondo nero con un arcobaleno con su scritto “Stop quarantene”, ed infine ci saranno la bandiera d’Italia e la bandiera dell’Europa messa un po’ più nascosta, affinché s’intuisca che l’Europa non ci ha aiutati. In linea di massima questo è il progetto.

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Pensi che sia ultimata entro quando?

La moto sarà ultimata entro maggio, al massimo per fine maggio/inizio giugno, ma sarà presentata solo quando saremo liberi dalla quarantena.

Ascoltate della musica mentre lavorate?

Sì, ascoltiamo prevalentemente musica rock in sottofondo, spesso ci sintonizziamo su Radio Rock.

Ti ha ispirato qualche riflessione, pensi che l’Italia ne uscirà cambiata da questo periodo?

Sono molto introspettivo. Secondo me questa situazione ci porterà a problemi aziendali e lavorativi incredibili, ma ci porterà anche a coltivare la terra a fare le “cose italiane”, come ad esempio a prendersi cura della famiglia e non pensare sempre alla discoteca, o ai locali. Questa è una cosa che faccio da sempre io, ma spero che tante persone che non hanno mai pensato a tutto ciò inizino a farlo. Sono due mesi che sono in casa e questi mesi mi hanno fatto bene. È stato uno distacco dal caos e dallo stress che ti portava l’ambiente di lavoro malsano che si è creato negli ultimi anni. È diventato tutto malsano. Si pensa solo ai soldi, non è più come una volta, non esiste più “la parola”. Io spero che l’Italia cambi e torni ad essere come lo era una volta.

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