I container, una storia di occupazioni
Bagno, soggiorno e camera da letto: il container principale, negli anni, è stato tramutato in un vero e proprio mini-appartamento. Il secondo, invece, accoglie una piccola discarica. Da anni i residenti della via denunciano il continuo via-vai di famiglie senza fissa dimora, costretti ad allertare le forze dell’ordine per gli sgomberi. L’ultima segnalazione, infatti, è stata fatta solo il mese scorso, quando verso metà dicembre la polizia ha allontanato una famiglia intenta ad appropriarsi della struttura. I due container sorgono alle spalle dell’ecomostro del gruppo Di Veroli, ovvero quello che sarebbe dovuto divenire un piccolo centro commerciale del quartiere. Un’opera mai completata a seguito di uno scandalo finanziario che ha colpito la ditta edile nel 2011. A seguito di ciò, i lavori di costruzione dell’edificio non sono mai stati terminati, rendendolo di fatto una facile preda per le occupazioni abusive.
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L’occupante: “Non lavoro più da due mesi, mi hanno detto di venire qui”
Hitu Ioan Constatin è un cittadino romeno di 42 anni, arrivato in Italia solo l’anno scorso in cerca di lavoro per mantenere la sua famiglia, rimasta in Romania. “Ho lavorato per una società edile – racconta –, ma a dicembre hanno smesso di farmi lavorare. Pagavo un affitto, ma dopo sono stato costretto ad andare ad occupare. Fino a stamattina vivevo in un’ex fabbrica di vino a via Passo Lombardo, ma sono stato cacciato insieme ad una donna incinta”. Seppur il motivo di questo allontanamento non sia stato specificato dal diretto interessato, Constantin si è ritrovato da solo, per strada, con le sue valige. “Un mio amico romeno mi ha parlato di questo container abbandonato – prosegue –, così mi sono fatto accompagnare qui”. L’uomo non ha fatto in tempo ad insediarsi che, dopo una decina di minuti, è arrivata una volante della Polizia Municipale: “Mi hanno obbligato a lasciare i container – racconta Constantin –. Mi hanno anche detto che se mi avessero rivisto qui per strada avrebbero preso provvedimenti”. L’uomo è arrivato in Italia da solo in cerca di un lavoro che gli permettesse di mantenere la sua famiglia: “Ho una moglie e due figli, uno di 7 anni e l’altro di 3. Ora che non ho più un lavoro ed un posto in cui stare, voglio tornare da loro. Ma non ho i soldi per pagarmi il viaggio”.
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L’intervento di Daniele Grasso
Il presidente della commissione municipale ai Servizi Sociali si è recato sul posto non appena appresa la notizia.
Preso atto della condizione e della storia dell’uomo, Grasso si è adoperato per trovargli una sistemazione. “Gli ho consigliato di recarsi domani mattina presso gli uffici dei servizi sociali, nella sede del nostro municipio (il VI ndr) – spiega –. Vista l’intenzione di tornare nel suo paese, si potrebbero mettere in contatto con l’Ambasciata e riportarlo a casa”. L’uomo, infine, è stato accompagnato da Grasso fino alla stazione di Pantano: “Mi faccio venire a prendere da un amico, passerò la notte da lui”, spiega Constantin.
Questa, però, non è che una delle tante emergenze sociali ed abitative del territorio. “I numeri parlano da sé, ma conoscere queste situazioni di persona fa davvero paura, ci fa sentire impotenti”, commenta Grasso.
l.l.g.