Tivoli – Antonello Ricci, il piccolo grande uomo sul set con Bocci e Pannofino

In questo 2017 il suo volto e la sua ironia li conosceranno tutta Italia per aver recitato accanto a Marco Bocci, Francesco Pannofino ed Aldo Marinucci in “La banda dei tre”, il film prodotto dalla “Format” distribuito nelle sale il prossimo anno con l’anteprima proiettata a Tivoli alla presenza degli attori grazie alla collaborazione della “Tibur Tivoli Film Commission” impegnata nel progetto di trasfoIMG 3856Raccontaci le tue emozioni sul set e il rapporto con Pannofino e Bocci.
All’inizio pensavo di trovarmi in difficoltà e avevo un po’ di soggezione visto che mi dovevo confrontare con attori come loro che vanno per la maggiore.
Pensavo che avessero la puzza sotto al naso, invece ho scoperto due persone fantastiche disposte a venirmi incontro, a salutarmi e a mettersi a completa disposizione. Mi sono divertito tantissimo, mi hanno fatto ammazzare dalle risate, è stata un’esperienza che rifarei subito e con Pannofino ci girerei un altro film. Anche se mi ha fatto provare e riprovare 40 volte le due scene, quella in cui recitavamo io e lui e l’altra insieme anche a Bocci e Marinucci. Nel film compaio per 5, 6 minuti: come prima volta non è male, mica sono De Niro. L’importante è che ho recitato spontaneamente e sono andato via soddisfatto.
Familiari, parenti e amici cosa ti hanno detto?
Sono tutti contenti. Ma hanno mandato in giro le mie foto truccato in cui sembro nonno Libero.
Più facile davanti a una macchina da presa oppure in ufficio dietro la scrivania a stanare i morosi?
E’ difficile individuare chi non ha pagato tasse e tributi, anche se con l’esperienza e grazie ai controlli incrociati non ci metto molto.
Senz’altro più complesso recitare. Non ti nascondo che all’inizio mi ha preso il tremolio alle gambe e che per due o tre volte mi sono impappinato, in particolare mentre giravamo la scena più lunga in quattro.
Avere un vuoto di memoria capita anche ai grandi attori. Mentre la paura passa dopo aver ripetuto la scena due o tre volte e col supporto degli attori e del regista.
Ho trovato persone pazienti che mi hanno messo a mio agio, può darsi che se avrò  altre occasioni diventerò bravo come al lavoro: è solo questione di esperienza.
Sei stato scelto per la tua conformazione fisica: nella vita in cosa è stata un handicap e in cosa ti ha aiutato?
Essere come me significa non riuscire a suonare il citofono, tanto per fare un esempio. Ricordo anche che rappresentavano un dramma le cabine telefoniche e il bancomat fino a quando è uscito il telefonino.
Ma fino ad allora dovevo trovare amico che in cabina infilava il gettone e faceva il numero. Mia madre e mia sorella mi hanno fatto vivere la vita nel migliore dei modi e ho degli amici strepitosi che non mi giudicano per la statura.
Quanti amici hai?
Tanti, tanti, tanti: mi conoscono tutti a Tivoli e se chiedi in giro la maggior parte è amica mia.
Uno in particolare?
Non mi va di far torto agli altri.
La limitazione che ti pesa di più.
Fino a poco tempo fa sciavo, e anche bene a detta dei miei amici, andavo a caccia e a pesca, giocavo a calcio, però con l’età accuso problemi alla schiena. Nella vita ho fatto tutto.
Ti sei mai dovuto scontrare coi pregiudizi?
Tante volte, soprattutto sul lavoro. Un utente vedendo un impiegato comunale della mia statura non so cosa pensa. Fatto sta che mi è capitato di trovare persone che oggi venivano da me per avere chiarimenti su una bolletta e che il giorno dopo stava allo sportello del collega perché non si fidava di quello che gli avevo detto. Oramai sono vaccinato, comprendo l’ignoranza, mi faccio una risata e vado avanti.
Il giorno più bello della tua vita.
Più che il giorno, il periodo: l’ottobre 1989, quando mia sorella rimase incinta di mia nipote Irene ed io ebbi la comunicazione di essere stato assunto in Comune.
E quello più brutto?
Il 10 agosto 1998, giorno della morte di mio zio Claudio Cassata, Commissario tecnico della Federazione italiana sport disabili Tiro a segno. Aveva 48 anni, per me era come un fratello maggiore.
Il tuo pregio?
Devono dirlo gli altri.
E il tuo difetto?
Posso restare antipatico di primo acchito, poi la gente si ricrede. Forse dipende dal mio modo di pormi.
La sfida più difficile che hai affrontato nella vita.
Impormi nel mondo del lavoro.
Tivoli è una città per disabili?
No, ma spero che ci diventi al più presto. Gli autobus non sono attrezzati, gli uffici vecchi non hanno strutture per chi deambula in carrozzella o nelle stampelle.
L’esordio è stato un successo: torneresti sul set?
Se mi capita l’occasione subito, anche domani mattina.
Hai mai pensato a una carriera da attore parallela a quella di impiegato?
Passa per la testa di chiunque ha vissuto un’esperienza come la mia. Chissà che La banda dei tre non possa essere una rampa di lancio. Nella vita può succedere di tutto.

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di Marcello Santarelli

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