Un consiglio per cercatori di business

Non serve essere studiosi di Economia per sapere che in ogni fase di crisi c’è chi si arricchisce proprio sulle caratteristiche di quella crisi e sui suoi effetti. Tra questi ultimi ci sarà la necessità di spazi glaciali dove conservare i vaccini contro il coronavirus. Tutti sanno anche che un sistema pratico di creare spazi freddi e non contaminabili immediatamente da temperatura esterna è il ghiaccio freddo. Qualche anno fa serviva per le discoteche. Col ghiaccio freddo si creava l’effetto nebbia che creava tanta atmosfera. Dalle fatue suggestioni dei ballerini della febbre del sabato sera si passa quindi all’impiego per schermire ben altra febbre. Ma per farlo si dovranno acquistare i super-congelatori. Pare che già non si trovino più. Succede quindi che Cryonomic, l’azienda belga che li produce, rimanga dall’oggi al domani piena di ordini e coi depositi vuoti. A dare la notizia Euronews. Tutti a chiedere i fantasmagorici frigoriferi che conservano il ghiaccio secco! Grande innovazione della scienza e della tecnica! La stessa fonte parla di una domanda quintuplicata in pochi giorni. Gli Stati Uniti non possono essere da meno. Ma loro non ordinano produzione già effettuata dal Belgio. Loro producono! Ed è così che negli States hanno cominciato a costruire congelatori portatili, più di carri armati prima della Seconda Guerra Mondiale. Pare ne abbiano già perfetti da realizzare, di piccole dimensioni: servono per gli studi medici come per le farmacie. Tengono una temperatura tra i venti e gli ottanta gradi sotto zero. Credo che ci si dovrà abituare a bere bibite e birre calde!

 

Il commento del nostro lettore

É sempre più difficile leggere i quotidiani italiani.Si ha l’impressione che fuggano dalla realtà della vita quotidiana,dalla realtà delle persone, dal loro vissuto.Non c’è un articolo di politica estera degno di nota.Sul corriere di oggi un bravo giornalista come Cazzullo tenta un editoriale che il lettore più benevolo dimentica in cinque minuti e che non stimola nessuna riflessione.Nelle pagine interne un breveearticolo forse del più grande scrittore italiano Claudio Magris in ricordo del suo amico cineasta Franco Giraldi,tirato via in fretta ,come di chi è in preda di una perenne stanchezza.Il virus oltre che nelle carni si è insinuato nel nostro modo di pensare,questa attesa di una soluzione di tipo vaccinale ,come direbbe un virologo ascoltato in televisione ,sta debilitando la volontà di reazione del pensare collettivo?Forse per i lettori anche il nostro sito ,il discreto tg che edita, hanno poco significato per i nostri Visitatori?Caro Nardi mi fermo qui ,altrimenti supero la sopportazione di qualunque potenziale lettore.Da te che hai reso fantasma il non disprezzabile sindaco di Tivoli ,mi aspetto una risposta se non folgorante almeno illuminante.

 

La Risposta di Angelo Nardi

Ringrazio delle fiducia e provo a dire la mia. Come per tante altre cose credo che il coronavirus abbia il bene di averci posto a consapevolezza di quel che c’è. Un senso di appiattimento si rileva da molti anni. Noi siamo cresciuti in cui avevamo dei punti di riferimento potentissimi e passavamo le ore a discutere. Anche a vuoto, per alcuni discutevamo dei problemi del mondo per non parlare dei nostri… Ma avevamo Pasolini, Moravia, Carmelo Bene … I giornali avevano dei corsivisti come Luigi Pintor, Enzo Bettiza, Alberto Ronchey… Non intendo scivolare sul nostalgico. Voglio solamente evidenziare la sproporzione con l’oggi. E questa non si dà solo perché noi siamo cresciuti e i nostri coevi li vediamo alla nostra altezza. Non si dà nemmeno per quella sottile dittatura del pensiero unico che pure c’è. Bensì perché è il medium che fa il messaggio – come aveva previsto Mc Luhan. Facebook ha anche il pregio di far circolare idee, battute, piccole illuminazioni, oltre alle foto al mare e a quelle dei piatti che si stanno per mangiare. Ma il suo respiro è limitatissimo. Se Shakespeare scrivesse qui “essere o non essere” avrebbe pochi like. Ma il tragico comincia quando lo stesso avviene nei grandi giornali. IL lettore ritiene di volere un’informazione che sia di immediata lettura. Anche il più benevolo verso la forma stampata di giornale oramai lo tiene in mano quel pezzo di carta per cinque minuti e poi se ne libera. (Diversamente da quel che si faceva un tempo in cui il giornale si metteva da parte perché quel particolare articolo lo si voleva leggere e rileggere). Adesso i tempi sono contratti. Chiunque deve essere multi-task. Mentre scrivo a te, rispondo al telefono e metto il like per quello che mi ha commentato su twitter un amico remoto … IL terribile è che molti pensieri implicano nessun pensiero perché non sussiste più il solco nel quale poterlo tracciare. Ciascuna cosa è il qui e adesso. Ma il qui e adesso non riesce ad essere il tutto. Non potrà mai esserlo. Quando i soloni della carta stampata piangono sul decremento dei lettori lo additano all’egida della televisione e dell’informazione Social. Ma sono in cattiva fede. Loro non hanno fatto nulla per resistere a questa tendenza. Ci si sono appianati, si sono sbracati su questo divano puntando solo ad assommare collaborazioni e royalties. Ora che il danno è stato fatto. ora che non sussiste un pensiero critico, difficile prendersela con qualcuno o coi massimi sistemi. Intervengo su una questione come questa solo perché tirato per i capelli (che notoriamente non ho) perché appaio come uno che si lamenta perché non è stato invitato alla festa e non fa parte dell’entourage dei giornalisti che contano. In verità non contano niente perché hanno abdicato ad avere un pensiero proprio e si sono preoccupati di stare a galla. Ma in verità non hanno rinunciato a nulla, non ci siamo persi nulla. Vedo ancor più tragicamente un declino del pensiero critico. Non ci sono pensatori degni. Cacciari su Ottoemezzo appare come caricatura del brillante filosofo che fu. Floris sempre su La Sette ci ha provato a invitare i professori ma il loro parere è più piatto del senso comune. Tu dirai: “non dai speranze, non ci sono varchi e allora inutile fare un giornale, tantopiù territoriale se questo tipo di strumento è al definitivo tramonto”. Credo che insistendo, insistendo, qualcosa dovrebbe riuscire fuori. Magari non sarà come ce lo aspettavamo, non sarà quello che volevamo, ma dietro ogni grande fase di crisi epocale, quale è quella che stiamo vivendo, c’è sempre un elemento di novità. E non è detto che sia la morte.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.