GUIDONIA – Auto distrutta nella buca, Comune condannato

Il Giudice di Pace riconosce il risarcimento del danno anche se sul posto non sono intervenuti i vigili urbani

E’ una delle strade secondarie più trafficate della città, alternativa alla via Tiburtina, percorsa da auto e mezzi pesanti. Ma via della Longarina, il rettilineo che attraversa le cave e collega via Lamarmora a Villanova con via Trento a Villalba, è anche una arteria costellata da voragini di varie dimensioni dentro le quali decine di vetture hanno subito danni di importi anche fino a tre zeri. Danni che l’amministrazione comunale del sindaco di Guidonia Montecelio Michel Barbet puntualmente non riconosce addebitando la responsabilità al malcapitato di turno, il più delle volte tacciato di disattenzione.

Oggi c’è una sentenza del Giudice di Pace di Tivoli che fuga qualsiasi dubbio e inchioda l’Ente. E’ la sentenza numero 798 emessa il 4 novembre dal Giudice Carla Rufini e pubblicata il 9 che riconosce un risarcimento di 918 euro e 69 centesimi ad Amjad Abu Salem, 59enne pediatra di Olevano Romano, a fronte della quale il dirigente dell’Ufficio Sinistri Paola Piseddu ha liquidato 926,93 a titolo di sorte e 495 euro di spese legali.

Secondo quanto rappresentato dagli avvocati Massimo Pizzuti e Patrizia Cola, l’incidente subìto dal medico risale alla sera del 7 ottobre 2018, sette mesi dopo l’ordinanza del 9 marzo con la quale l’ex Comandante della Polizia municipale Marco Alìa istituì il limite massimo di 30 chilometri orari su tutto il territorio comunale. Verso le 20,30 il figlio di Salem, Rany, percorreva durante un temporale via Longarina alla guida della Ford Ka del medico, quando si imbatté in una profonda buca “non presente e non presegnalata e costituente un’insidia”: finirci dentro fu inevitabile anche perché era coperta dall’acqua piovana, la strada non era illuminata e non c’era segnaletica a indicare la presenza della buca.

A quel punto il 29 ottobre 2018 il pediatra presentò l’elenco dei danni al Comune, che il 15 gennaio 2019 richiese la documentazione inerente all’incidente. Otto giorni dopo il medico produsse foto e fatture, ma da allora non ricevette risposta. L’unica soluzione? Fare causa. Amjad Abu Salem ha presentato al giudice sia le foto della voragine che quelle dei danni insieme alle fatture per la riparazione dell’avantreno, degli pneumatici, dei bracci di sospensione e degli ammortizzatori per complessivi mille e 50 euro euro. In Tribunale il Comune ha chiesto il rigetto del ricorso accampando sempre le solite scuse, ossia che l’automobilista avrebbe dovuto rispettare i limiti di velocità imposti nel tratto stradale e riteneva inammissibile. Il Giudice Carla Rufini ha invece ritenuto fondata la domanda sulla base del principio “cuius commoda eius incommoda”, ossia chi utilizza una “cosa” nel proprio interesse è tenuto anche a sopportarne i rischi. Principio statuito dall’articolo 2051 del Codice Civile che fa ricadere la responsabilità del sinistro all’ente proprietario.

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A parere del Giudice Rufini, Amjad Abu Salem ha dimostrato documentalmente il nesso causale tra la situazione del bene in custodia ed il verificarsi del danno, viceversa il Comune non ha fornito la prova che l’incidente si potesse evitare, ma soprattuto non ha dimostrato di aver adempiuto all’obbligo di manutenzione ordinaria della Longarina. (ma. sa.)

 

IL CASO – VORAGINE SEGNALATA DAI VIGILI URBANI, IL COMUNE NON RIPARA NE’ RISARCISCE

Il dirigente Paola Piseddu al giornalista Carmine D’Urso: “Dovevi andare a 30 all’ora”

La sentenza che inchioda l’amministrazione Barbet alle sue responsabilità richiama alla memoria un incidente identico raccontato da Tiburno a novembre scorso. E’ quello subìto sempre in via Longarina da Carmine D’Urso, giornalista 50enne di Setteville, che la sera del 12 gennaio 2018 finì in una voragine danneggiando la ruota anteriore e posteriore destre della sua Mercedes A180: pneumatico, cerchione in lega, sospensione, cuscinetto e barra stabilizzatrice da sostituire per un totale di circa 400 euro.

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Il caso di D’Urso avvenne prima dell’ordinanza che imponeva il limite dei 30 all’ora su tutto il territorio comunale, ma anche lui incappò in una buca coperta d’acqua piovana invisibile anche perché la strada non era illuminata. Eppure, il giornalista si è visto rigettare la richiesta di risarcimento danni da parte del dirigente dell’Ufficio Sinistri Paola Piseddu e del funzionario responsabile Alfredo Ciccotti, nonostante il rapporto della Polizia Municipale. Gli agenti rilevarono la presenza della stessa buca già segnalata il giorno precedente – l’11 gennaio 2018 – al settore Lavori pubblici “a circa cento metri dall’intersezione con via delle Cave” con richiesta di intervento urgente e messa in sicurezza.

Secondo il dirigente e il funzionario, “il fatto che la buca fosse piena d’acqua, non diminuisce di per sé la percezione della sua presenza sul manto stradale, la rendono tutt’altro che invisibile e imprevedibile, tale da non consentire insidia o trabocchetto, in quanto vi era la concreta possibilità di percepire il dissesto”.

E non è finita. “In quell’intersezione – scrivono Piseddu e Ciccotti – è presente segnaletica verticale di Stop, ne consegue che la velocità del veicolo sarebbe dovuta essere moderata rispetto al normale limite di velocità previsto per il senso di marcia (30 km/h), tanto da rallentare fino a fermarsi… Quindi la velocità di percorrenza sarebbe dovuta essere ispirata all’estrema cautela, tale che usando l’ordinaria diligenza, il conducente avrebbe potuto vedere per tempo la buca ed evitarla o quanto meno percorrerla lentamente in modo da evitare danni al mezzo”. (ma. sa.)

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