L’Italia s’è ridesta

Tra le prime quattro d’Europa. Vedremo poi se sul podio più alto o meno ma una certezza ora c’è. Il calcio italiano ha riacquistato una qualifica di credibilità nello sport più visibile del panorama mondiale e quindi in grado di rialzare le quote di rating nel giudizio globale degli osservatori. Una risultato questo ottenuto grazie ad una trasformazione lenta ma costante avviata con l’inizio della gestione Mancini. Il tecnico più pubblicizzato di tutti i tempi, basta vedere quante aziende ne stanno pubblicizzando l’immagine, ha saputo magistralmente imporre una nuova concezione di calcio rispetto ai nostri stereotipi antichi. Possesso palla attivo molto intenso, molto diverso da quello “made in Espana” di catalana memoria. Possesso palla attivo che ha mandato in tilt la squadra più titolata dalla Fifa anche se finora mai vincente. Il Belgio è una buona squadra ma non è una grande squadra. Ha stelle di prima grandezza ma il resto della squadra ha valori tecnici normali a livello internazionale. A memoria ha quattro grandi campioni e sette normali giocatori. Ben diversa si è presentata a Monaco l’Italia di Mancini con un campione futuro di livello mondiale e dieci buonissimi giocatori.  La partita la nazionale azzurra l’ha dominata muovendo rapida la palla a due tocchi, metodo che manda in tilt una squadra che attende nella propria metà campo per poi cercare di ripartire in ripartenza. Verratti e Jorginho hanno dominato a centrocampo felicemente coniugati da un Barella finalmente convinto della propria forza. Centrocampo tecnico che fa viaggiare veloce il pallone è sinonimo di produzione di gioco ma non di vittoria certa, serve anche altro ma noi lo abbiamo. Spinazzola e Chiesa alle corsie esterne hanno surrogato il centrocampo sacrificandosi in continui rientri e proprio il romanista, sfortunatamente infortunatosi nel finale, ha salvato il risultato deviando sulla linea un gol fatto di Lukaku. La difesa resta comunque il nostro cavallo di battaglia. Il filtro di Verratti e di Jorginho e le corsie esterne presidiate da Di Lorenzo e da Emerson Palmieri, saranno una garanzia per una coppia centrale Chiellini – Bonucci che ha fatto incetta di titoli nella loro carriera. E poi abbiamo tra i pali un fuoriclasse assoluto, Gigio Donnarumma. Ventidue anni, titolare in serie A da quando aveva sedici anni, fisico da granatiere, reattivo come un felino, La parata su De Bruyne vale da sola il prezzo del biglietto oltre ad aver convinto i belgi che contro di lui non avrebbero potuto fare nulla. Donnarumma è il nostro fuoriclasse e poi ci sono dieci ottimi giocatori. Siamo felici per Insigne, molti lo indicavano come l’eterno incompiuto. Ora questo gioiello lo sbloccherà e lo convincerà che può fare molto di più. Manca una punta centrale ma Immobile ha corso e lottato tanto, bisogna dargliene atto. In fondo una punta non c’è l’ha neanche la Spagna. Vedremo martedi se prevarrà il tiki-taka iberico oppure il dai e vai di Mancini. Il mondo ci guarda ricordando che nell’ultimo trionfo mondiale anche allora avevamo una grande difesa e non avevamo una punta. Tanto che il capocannoniere fu Materazzi con due gol. Ad maiora. Di Sergio Toraldo

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