Se ne va una regina delle libertà

Oggi ci ha lasciato ad 83 anni la scrittrice Piera degli Esposti, era ricoverata al Santo Spirito di Roma

La ricorderemo sempre per quel suo gioiello di Storia di Piera ed altre storie

 

Bolognese, donna d’avanguardia così come il teatro di cui è stata interprete fin da giovane età. Non ha disdegnato ruoli e soggetti leggeri convinta che spicchi di libertà potevano essere recepiti ancor meglio nella leggerezza. E sulla leggerezza vorremmo concentrare l’attenzione su questa grande Prima Donna. Il suo sorriso, la voglia di vivere, la forza di superare schemi, tutti gli schemi, consisteva in un requisito quasi magnetico che ispirava anche con una semplice conversazione sul tempo, così su come vanno le cose.

Nel battesimo col teatro classico e moderno negli anni Sessanta è passata da Shakespeare a D’Annunzio, da Giraudoux a Gombrowicz. IN quegli anni ha scaldato gli animi dello stabile dell’Aquila e il Teatro dei 101. In tv la ricordiamo in una parte del Conte di Montecristo di Alexander Dumas. Era il ’66.

Il cinema la vede nel ’67 con Trio, mentre nel celebrato 1968 si impone, sempre in tv, come autrice di Circolo Pickwick diretto da Ugo Gregoretti e scritto insieme a Tino Buazzelli, Wanda Osiris, Franco Parenti, Mario Pisu.

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Di qui si aprono gli anni dell’impegno e della lotta per la liberazione da dimensioni costrittive. Piera è sempre più personaggio di sé. Interviene come intellettuale, come persona libera, mai identificabile in uno specifico ambito di appartenenza. Anche se chiaramente fa parte di quella grande fase di movimento che vede nella sinistra legata dai lacci delle appartenenze storiche il trapassato remoto dell’innovazione. In Piero degli Esposti non poteva dividersi il momento autoriale, quello del suo ruolo di intellettuale e quello di persona. Il suo lavoro, la sua vita, il set, il teatro fanno parte di un vorticoso congiungersi di stimoli e suggestioni che lei prendeva dalla realtà e alla realtà ridava.

Con Piera degli Esposti si contano circa cinquanta film, venti sceneggiati e innumerevoli partecipazioni o scritture teatrali. Coi fratelli Taviani la vediamo in “Sotto il segno dello scorpione”. Con Pier Paolo Pasolini la apprezziamo in Medea interpretata da Maria Callas. Non c’è grande autore del cinema e del teatro di questi fantastici anni che non la vedano in un film. La ricordiamo nei panni della segretaria di Giulio Andreotti nel film IL Divo di Paolo Sorrentino.

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Ma se proprio si dovesse ricordare un’opera, una fase della sua grande attività, si deve ricordare Storia di Piera scritta con Dacia Maraini. Nella narrazione, lunare e in contempo terribilmente cruda della protagonista diventata un film per la regia di Marco Ferreri, si possono comunque riconoscere molte donne per le loro fantasie frustrate e in contempo capaci di sopportare un mondo difficile. Ma la stessa facoltà di proiettare mondi possibili è la stessa che nel mondo del femminismo ha consentito di immaginare un mondo diverso e di avere la forza di lottare per ottenerlo.

Se oramai Piera degli Esposti non poteva essere un modello di liberazione per le donne d’oggi il suo contributo è stato incalcolabile per la generazione degli anni Sessanta, Settanta e Ottanta. Sarà ricordata sempre come emblema di indipendenza culturale. Le sia lieve la terra.

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