Misure anti-Covid, quando il bene sociale supera quello del soggetto

Astenersi dai dibattiti da ombrellone sarebbe una misura di rispetto per la gravità del problema

La grande mobilitazione – coi vaccini e con le altre misure da intraprendere per aggredire il diffondersi del contagio – non è finita. Che l’ego faccia posto al giusto

 

Sul Covid si preme per arrivare a quota 80% dei vaccinati, soglia ritenuta necessaria per raggiungere uno standard sufficiente di forte limitazione del contagio. E per dare un’accelerazione che dal discorso del presidente della repubblica si ventila l’imposizione del sistema di immunizzazione sancito per legge. Alza polemiche il virologo Bassetti che ritiene irrinunciabile questo livello di vaccinazioni per fine settembre, tanto da dover essere raggiunto con le buone o con le cattive.

  • Il bollettino di coloro che hanno completato il ciclo vaccinale in Italia ora è di 36.204.826 persone, pari al 67,03% degli italiani che hanno superato i dodici anni di età. Ma sullo sfondo c’è un altro conteggio che segna 128.728 morti e 4.478.691 casi di persone infettate. Arrivano a 133.421 gli attuali positivi con aumento di 1.959 casi nelle ultime 24 ore –

Il dibattito che ne segue scontra su un limite oggettivo nel quale i due piani del problema non riescono ad essere messi a sistema per trovare una soluzione.

Sul piano etico si afferma che le libertà inalienabili della persona, quella di agire, di pensare e riferire il proprio pensiero, di muoversi nello spazio, sono imprescindibili. Come il mangiare, il bere, il congiungersi.

Sul piano della resa di un sistema di immunizzazione la quota della quasi totalità della popolazione è considerata imprescindibile per combattere il contagio con le forze di cui ci si dota attualmente. E l’80% deve essere raggiunto affinché il contagio, che pure rimarrà, produca effetti sotto controllo evitando le terapie intensive o addirittura la morte.

Nel primo ragionamento c’è l’esclusiva presa in considerazione del piano della soggettività. Nel secondo il soggetto in considerazione è la società presa nella sua interezza – come fosse una persona da curare e da salvare scegliendone il male minore.

Inutile cercare di trovare una conciliazione nel dialogo tra sordi: etica della soggettività contro etica del sociale.

La sintesi dovrà essere quella per cui la sfera dell’individuale recede affinché sia curato con sistemi di standardizzazione l’intera società.

L’ipotesi che parte invece dalle libertà del soggetto è stata già sperimentata ad inizio pandemia da Boris Johnson con esiti che hanno richiesto una revisione nelle scelte. Altre posizioni liberali sono state intraprese dalla Svezia dove non ci sono state clausure e misure forzate ma i dati sono stati comunque alti, pur avendo un welfare del tutto diverso dal nostro.

Ma la difficoltà centrale consiste nel derubricare questo dibattito dai giochi di schieramento. Anche perché riportano questo dibattito ai livelli di quelli ordinari e rendono la questione sulle giuste misure da prendere un problema poco serio.

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