GUIDONIA – Tumore al seno, la ricercatrice che ha svelato perché il cancro resiste alle cure

Martina Musella, 33enne eccellenza guidoniana, protagonista di una scoperta importante nella lotta contro il cancro

Ha scelto la sua strada fin da adolescente, appassionandosi alla materia grazie all’insegnante di Biologia e Chimica. Oggi, dopo un lungo percorso di studi, è co-protagonista di una scoperta che può dare una nuova speranza alle donne affette da tumore al seno.

Lei è Martina Musella, 33 anni, nata e cresciuta a Guidonia Montecelio, attualmente ricercatrice presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, firmataria di uno studio italiano che ha svelato il meccanismo attraverso il quale il tumore al seno resiste alle cure.

Si tratta di uno studio condotto tra Università Cattolica di Roma, e Italian Institute for Genomic Medicine presso il FPO-IRCCS Candiolo di Torino, finanziato da Fondazione AIRC e Ministero della Salute, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Immunology.

Martina Musella e Antonella Sistigu – in collaborazione con Ilio Vitale del “Candiolo” – hanno condotto lo studio presso la sezione di Patologia Generale e Patologia clinica diretta da Ruggero De Maria, arrivando a scoprire che il meccanismo di resistenza farmacologica da parte del cancro al seno si genera a causa di una proteina chiamata “KDM1B”.

In esperimenti di laboratorio si è visto che bloccando KDM1B si previene la formazione di staminali tumorali e si aumenta l’efficacia della terapia.

Secondo gli esperti, la scoperta potrebbe fornire una soluzione per circa un 15% delle pazienti che attualmente non risponde alle cure.

Figlia unica di un maresciallo dell’Aeronautica militare e di una commessa, Martina Musella è cresciuta al Bivio di Guidonia ed è una ex alunna del Liceo scientifico “Ettore Majorana” di viale Roma.

Dopo la Maturità si è prima laureata in Biotecnologie all’università “La Sapienza” di Roma, quindi ha conseguito una laurea specialistica in Biotecnologie mediche e infine ha svolto il Dottorato di ricerca sempre a “La Sapienza” in Immunologia dei Tumori.

LEGGI ANCHE  Crisi alla “Esseti Farmaceutici”, in 130 rischiano il posto di lavoro

Ha iniziato la carriera scientifica presso l’Istituto Superiore di Sanità e ha svolto una collaborazione con l’Istituto “Regina Elena”.

Una vita spesa nella lotta al cancro culminata con l’importante scoperta come ricercatrice dell’università Cattolica del Sacro Cuore.

Oggi Martina Musella vive a Tivoli Terme ed è mamma di un bimbo di 8 mesi.

Dottoressa Musella, come nasce questa scoperta?

Questa scoperta nasce da un’intensa attività di ricerca, durata ben 7 anni, che ci tengo a sottolineare è stata prevalentemente svolta da un gruppo di giovani brillanti donne alcune delle quali anche mamme.

Studiando diversi tipi di tumori solidi, tra cui il cancro del seno, abbiamo individuato un nuovo meccanismo attraverso cui il tumore evolve nel corso della chemioterapia ed acquisisce la capacità di resistere alle terapia stessa e di rendersi invisibile al sistema immunitario. In particolare, attraverso varie e innovative strategie sperimentali abbiamo dimostrato che le cellule tumorali colpite dalla chemioterapia, prima di morire rilasciano nel microambiente tumorale delle “allarmine”, come gli Interferoni di tipo I, che invece di allertare e attivare il sistema immunitario del paziente (come dovrebbe avvenire) sono responsabili di riprogrammare le cellule tumorali ancora vive (che sono sfuggite alla chemio) in cellule staminali tumorali, ovvero cellule in grado di alimentare il cancro, di renderlo più aggressivo, metastatico e appunto capace di resistere al trattamento terapeutico e di dare recidive della malattia.

Questo meccanismo di resistenza farmacologica si genera per attivazione di una proteina nota come KDM1b capace di controllare e regolare l’espressione genica.

La nostra scoperta è stata validata su modelli animali di malattia ed anche su diverse coorti di pazienti i cui dati sono disponibili su database pubblici”.

Cosa rappresenta questa scoperta nella lotta contro il cancro? Può essere considerata una speranza di guarigione per le donne affette da tumore al seno?

LEGGI ANCHE  GUIDONIA - Ritrovata una bomba inesplosa in strada

Questa scoperta se da un lato individua un meccanismo negativo, dall’altro offre una nuova opportunità terapeutica.

Infatti, la proteina che abbiamo identificato è un nuovo potenziale target che può essere appositamente bersagliato e spento (ad esempio con una terapia combinata alle chemioterapie e immunoterapie standard) per prevenire la formazione e l’espansione delle cellule staminali tumorali e quindi superare il grande ostacolo della resistenza terapeutica.

Per arrivare a questo sarà necessario effettuare ulteriori studi clinici, ma sicuramente la nostra scoperta getta le basi per dare una nuova speranza alle donne affette da tumore al seno”.

Quando e perché ha scelto di fare la ricercatrice? Ai tempi del Liceo cosa sognava di fare?

Già ai tempi del liceo ho scelto di fare la ricercatrice e per questo devo ringraziare la mia professoressa di Biologia e di chimica Simonetta Mari.

Mi ha fatto appassionare al mondo della scienza, in particolare al campo dell’ingegneria genetica. Per questo ho deciso di iscrivermi al corso di laurea in Biotecnologie della Sapienza.

Durante gli anni di studio all’università mi sono poi sempre più avvicinata al ramo dell’oncologia, pertanto ho proseguito con la laurea magistrale in biotecnologie mediche e con il dottorato in immunologia dei tumori.

Trovo quello del cancro un campo molto affascinante e soprattutto stimolante. Lo considero una sfida continua.

Per ogni nuova terapia approvata il tumore trova un modo per sfuggirvi, e questa cosa mi ha sempre spinta a continuare a studiare.

Ho scelto di fare la ricercatrice per dare nel mio piccolo un contributo nella lotta contro questo male, che purtroppo è il male del secolo”.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.