Sami Kourid era un ragazzo italo-marocchino e aveva 27 anni, quando morì al policlinico “Umberto I” di Roma dopo 5 mesi di agonia a seguito di un pugno ricevuto durante una lite.
Era il 4 gennaio 2023.
Da allora sono trascorsi due anni e mezzo e adesso per Marco A., il 38enne italiano di Tivoli che ne ha causato il decesso, è giunto il momento di saldare il conto con la Giustizia.
Il Palazzo della Corte di Cassazione
LA SENTENZA DEFINITIVA: 7 ANNI PER OMICIDIO PRETERINTENZIONALE
Venerdì 27 giugno la Quinta Sezione della Corte di Cassazione presieduta da Rosa Pezzullo ha infatti rigettato il ricorso dell’imputato confermando la sentenza emessa il 28 gennaio 2025 dalla Prima Sezione della Corte d’Assise d’Appello che aveva condannato Marco A. ad una pena di 7 anni per omicidio preterintenzionale.
Piazza Garibaldi a Tivoli, il luogo della tragedia
LA LITE IN PIAZZA GARIBALDI, IL PUGNO AL VOLTO E LA TRAGEDIA
Finisce così l’iter giudiziario di una tragica vicenda iniziata nella notte tra giovedì 4 e venerdì 5 agosto 2022 (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Secondo la ricostruzione dei carabinieri della Compagnia di Tivoli, quella notte Sami Kourid è in piazza Garibaldi insieme alla comitiva di amici, mentre Marco A. è in compagnia di alcune persone.
Pare che vittima e aggressore si conoscano, almeno di vista.
Fatto sta che Sami sta discutendo con la sua ex, lui si innervosisce e lancia una bottiglia di birra che sfiora una ragazza. Il fidanzato della giovane e Sami si prendono a schiaffi e sembra finita lì.
Ma all’improvviso Marco A. si intromette, colpisce con un solo pugno al volto spintonando Sami Kourid, il quale stramazza sul selciato, forse dopo aver battuto la testa contro una panchina.
Nella caduta il 27enne riporta una frattura del cranio e un’emorragia cerebrale, tant’è che le sue condizioni appaiono subito gravissime.
Sami Kourid si è spento il 4 gennaio 2023 al policlinico “Umberto I” di Roma
IL RICOVERO IN OSPEDALE, UN CALVARIO DI 5 MESI TRA LA VITA E LA MORTE
Così mentre Marco A. si dilegua, in piazza Garibaldi interviene un’ambulanza del 118 e le pattuglie dei carabinieri.
I sanitari rianimano il giovane sul posto prima di trasportarlo al pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni Evangelista” di Tivoli, dove Sami Kourid viene sottoposto a Tac.
La radiografia accerta la grave lesione cerebrale, per questo il 27enne viene trasferito al policlinico “Umberto I” di Roma e ricoverato in stato di coma.
Nel frattempo i carabinieri, attraverso le testimonianze e la visione delle telecamere di video-sorveglianza, identificano Marco A. e dopo circa tre ore dall’aggressione lo rintracciano a casa e lo denunciano a piede libero per lesioni gravissime.
Sami lotta tra la vita e la morte superando diversi interventi.
Una battaglia lunga 5 mesi fino a quando il suo cuore cessa di battere.
La Corte d’Assise di Roma
IL PROCESSO DI PRIMO GRADO E LA CONDANNA A 10 ANNI E 6 MESI DI CARCERE
Il processo di primo grado per la morte di Sami Kourid, celebrato davanti alla Corte d’Assise di Roma nell’aula bunker di Rebibbia, si era concluso 16 maggio 2024 con la condanna di Marco A. a dieci anni e sei mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale (CLICCA E LEGGI L’ARTICOLO DI TIBURNO).
Il Collegio della Seconda Sezione della Corte d’Assise presieduto dal giudice Antonella Capri condivide la ricostruzione del sostituto procuratore della Repubblica di Tivoli Gabriele Iuzzolino ma non la richiesta di condanna a 12 anni di reclusione.
Il pubblico ministero contesta infatti a Marco A. la recidiva infraquinquennale per un episodio di spaccio di stupefacenti, che il Collegio compensa col riconoscimento delle attenuanti generiche equivalenti.
Nel processo si costituiscono parti civili anche i familiari di Sami Kourid, in particolari i figli Chanel di 11 anni e Leonardo di 8, rispettivamente attraverso gli avvocati Cristian Cerquatti e Alessia Mattoni di Tivoli, e la mamma Rosanna Fanelli, 50enne rappresentata dall’avvocato Leonardo Rosa di Roma.
Il Collegio riconosce ai familiari il diritto al risarcimento danni da quantificarsi in un separato giudizio civile e condanna Marco A. al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva pari a 70 mila euro per ciascuna parte civile costituita, oltre al pagamento delle spese legali.
La Corte d’Assise d’Appello ha ridotto la condanna a 7 anni di reclusione
IL RICORSO IN APPELLO E IL RICONOSCIMENTO DELLO SCONTO DELLA PENA
Nel processo di secondo grado l’imputato ottiene uno sconto di pena.
Infatti il 28 gennaio 2025 la Prima Sezione della Corte d’Assise d’Appello accoglie il ricorso di Marco A. e riduce la pena da 10 anni e 6 mesi a 7 anni per l’omicidio preterintenzionale di Sami Kourid.
I giudici riconoscono all’imputato le attenuanti generiche prevalenti sulle aggravanti, premiando – tra gli altri – il suo stato di incensuratezza, il suo corretto comportamento processuale e la concausalità della condotta.
Durante il processo di secondo grado, è la stessa Procura Generale a richiedere la perizia sulla documentazione sanitaria per individuare con certezza le cause del decesso di Sami, non essendo stata eseguita l’autopsia.
IL RICORSO IN CASSAZIONE E LE PRESUNTE RESPONSABILITA’ DEI SANITARI
Nel terzo grado di giudizio la difesa di Marco A. ha giocato ancora la “carta” della documentazione medica.
Secondo le informazioni raccolte dal quotidiano on line Tiburno.Tv, il ricorso in Cassazione per l’annullamento della sentenza di condanna a 7 anni di carcere punta su una presunta responsabilità medica successivamente al ricovero.
In poche parole, la morte di Sami Kourid sarebbe stata riconducibile alla supposta negligenza dei sanitari del policlinico “Umberto I” di Roma.
Ipotesi rigettata venerdì scorso 27 giugno dai giudici della Quinta Sezione della Corte di Cassazione presieduta da Rosa Pezzullo che, oltre a confermare i 7 anni di reclusione, hanno condannato Marco A. anche al pagamento delle spese processuali e alla rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute da Rosanna Fanelli, la mamma di Sami.