In Italia la pressione fiscale raggiunge il 48,2%: dopo cinque anni di ininterrotto calo, nel 2019 si è verificato un brusco incremento di 0,7 punti che ha riportato il suo livello complessivo indietro di quattro anni. Il numero, al netto del sommerso e dell’economia illegale, pari al 12% del Pil, ovvero 215 miliardi di euro, raggiunge la posizione più alta fra i paesi europei. Insomma, siamo i più tartassati in tutta Europa. Sono i dati che emergono dallo studio del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, dal titolo “Analisi della pressione fiscale in Italia, in Europa e nel mondo. Struttura ed evoluzione dei principali indicatori di politica sociale”.
Chi sono a pagare di più? Le famiglie, sulle quali la pressione fiscale, calcolata attraverso una rielaborazione della Fondazione nazionale dei commercialisti dei dati Istat, è risultata nel 2019 pari al 18,0%, in crescita di 0,3 punti rispetto al 2018.
Entrando nel dettaglio, l’indicatore Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), che misura il cuneo fiscale, pone l’Italia al terzo posto per dipendente single con il 48% e al primo posto per dipendente sposato con due figli con il 39,2%. Particolarmente negativi anche gli indici di efficienza del sistema fiscale misurati dalla Banca mondiale: nella speciale classifica del Paying taxes 2020, l’Italia scende al 128° posto gravata dai tempi lunghi stimati per gli adempimenti fiscali e per le fasi successive di gestione dei rimborsi e delle verifiche fiscali.
Per girare proposte concrete al fine di ridurre la pressione fiscale, il Consiglio dei commercialisti ha messo su una apposita commissione coordinata dall’economista Carlo Cottarelli.