TIVOLI – Chiusura forzata, maxi-risarcimento agli sfasciacarrozze

Il Comune paga 117 mila euro alla “Carluccio Rottami” e 16.783 euro alla ditta “Censi Roberto”: nel 2015 l’amministrazione Proietti li costrinse allo stop per sei mesi. I danni della politica ricadono sui contribuenti

Li costrinse alla chiusura forzata per sei mesi, ma non ne aveva diritto, per questo il Comune di Tivoli oggi paga un maxi risarcimento danni agli “sfasciacarrozze” tiburtini. Lo ha deciso il Consiglio comunale il 30 ottobre scorso quando è stata riconosciuta la legittimità dei debiti fuori bilancio di una somma pari a 133.934,13.

Si tratta dei danni riconosciuti sia dal Tar del Lazio che dal Consiglio di Stato in due sentenze emesse rispettivamente il 9 agosto 2016 e 13 novembre 2019 favorevoli alle ditte “Carluccio Rottami” e “Censi Roberto”, gli autodemolitori di Paterno e Colle Nocello: in entrambe i casi i giudici amministrativi hanno riconosciuto il comportamento illegittimo dell’amministrazione del sindaco Giuseppe Proietti.

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In particolare i magistrati riconobbero come illegittima la chiusura imposta alla “Carluccio” il 22 dicembre 2014 dal funzionario del settore Ambiente Mario Restante: l’ingegnere, su ordine del segretario generale Lucia Leto, negò la proroga del permesso per il 2015 a causa della mancanza di agibilità degli immobili e per il parere contrario espresso dalla Asl. In realtà – hanno evidenziato i magistrati – la situazione dello stabilimento non era cambiato di una virgola rispetto agli anni precedenti per i quali la “Carluccio” era stata autorizzata sempre con proroghe su proroghe a partire dal 2004.

Stesso discorso per la “Censi Roberto”, il rottamatore di Colle Nocello noto come “Chiocciolino”: i giudici hanno riconosciuto che non c’era motivo di negare il permesso per il 2015, soprattutto sulla base di un’assenza di agibilità e di un parere contrario dell’Asl, già noti all’amministrazione dal 2007 e dal 2011. In entrambe i casi l’amministrazione Proietti aveva chiamato in causa la “Aig Europe Ltd Rappresentanza Generale per l’Italia”, ma i giudici hanno escluso l’intervento dell’assicurazione stabilendo che a pagare siano i contribuenti.

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