Fino a qualche mese fa si temeva per il futuro dell’Istituto Rosmini: conti in rosso, pochi iscritti, polemiche sulla società di gestione Tivoli Forma, partecipata dal Comune, che sembrava destinata al fallimento.
Oggi si parla del Rosmini quale capofila di innovativi progetti per l’orientamento professionale, di respiro nazionale, talmente importanti che vedono l’Istituto di Tivoli lavorare insieme a partner del calibro dell’Università di Padova, della Giunti Editori di Firenze e dell’associazione nazionale dei presidi.
Insomma quello in corso può essere l’anno della svolta per il centro di formazione professionale di Tivoli. “E’ vero, si tratta di un progetto interessante. L’attività di orientamento coinvolge dieci grandi istituti scolastici del Lazio, che a loro volta diventano punti di riferimento per altre scuole. Si tratta di grandi numeri: un progetto che potrà contare su 220 insegnanti e arriverà a coinvolgere oltre 20mila studenti in una attività di orientamento di respiro scientifico e moderno”.
Così spiega il progetto 2014 Bruno Ferraro, amministratore unico di Tivoli Forma dal giugno 2012. Ferraro, lasciato l’incarico di presidente del tribunale, magistrato da poco in pensione, fu chiamato dall’allora sindaco Sandro Gallotti a guidare i vertici della società municipalizzata, nella speranza che un uomo di legge e di esperienza come lui avrebbe potuto salvare Tivoli Forma dal fallimento.
“Si tratta di lavorare in scuole di Roma e Latina, e in un istituto per città a Frosinone, Rieti, Viterbo, Ciampino, Marino e naturalmente a Tivoli, dove è stata individuata la scuola Pacifici. Il progetto coinvolge tutta la Regione, spiega Ferraro,ma ha un respiro decisamente nazionale. L’Istituto Rosmini farà da capofila insieme a partner come l’Università di Padova, l’associazione nazionale dei presidi e la Giunti Editori di Firenze per aiutare ragazzi nelle fasi di scelta post scuola media”.
Collaboratore indispensabile del presidente Ferraro ed alta figura dirigenziale della scuola, è il direttore Aldo Armenti, un uomo il cui intuito nel campo della formazione lo rende tra i più attivi e propositivi responsabili scolastici del Lazio.
Presidente, per il futuro quindi ci sono progetti davvero originali per il Rosmini…
“C’è anche un’altra idea interessante, quella di aprire una “Pizzeria Rosmini” perché i ragazzi abbiano direttamente esperienza del mondo del lavoro. Una vera pizzeria aperta al pubblico e gestita dai giovani preparati alla nostra scuola. C’è poi un’altra idea che mi è piaciuta tanto: il direttore Armenti ha proposto di realizzare al Rosmini, corsi per diventare Maestro Gelataio, una figura professionale che ancora non esiste e che abbiamo proposto all’attenzione degli organi competenti per poterla regolarizzare in pieno”.
Pizzeria, gelato, la gastronomia sembra essere uno dei settori più in voga tra i giovani.
“In effetti quello di cucina è il corso che ha più iscritti, tanto che abbiamo dovuto trovare anche un’altra sede per le lezioni. Ma c’è anche quello di acconciatura che va lo stesso molto bene. Quest’anno abbiamo all’incirca 1100 ragazzi che hanno scelto il Rosmini per imparare un lavoro”.
E l’idea di creare unaTivoli Forma anche a Guidonia è ancora in corso?
“Sì, certo, il percorso va avanti. C’è una delibera del Commissario straordinario del Comune, Alessandra de Notaristefani di Vastogirardi. Sarebbe davvero importante riuscire a creare un Tivoli-Guidonia Forma per rafforzare struttura offerta formativa, e ampliare il bacino d’utenza”.
Presidente Ferraro, lei è presidente aggiunto onorario della Cassazione ed è stato presidente di Tribunale anche a Cassino e Velletri. Avrebbe mai pensato di andare in pensione e ritrovarsi dietro una scrivania per risolvere i problemi di una scuola?
“A dire il vero quando Gallotti mi chiamò per propormi la gestione del Rosmini qualche perplessità l’avevo. Fare l’amministratore di un istituto per la formazione, un compito del tutto nuovo per me. E poi sapevo che la mia nomina avrebbe potuto procurare problemi politici. Ma vidi il sindaco Gallotti sinceramente preoccupato per la situazione che stava attraversando la Società e mi rassicurò dicendo che aveva piena fiducia in me, che certamente avrei rimesso le cose in ordine e salvato la scuola facendole riguadagnare il prestigio che stava perdendo. Ho sempre amato tanto il mio lavoro, e le sfide non mi hanno mai spaventato, perciò accettai anche questa, stranamente in arrivo dopo la pensione. Certo qualche timore l’avevo. Oggi mi dispiacerebbe doverlo lasciare questo incarico. Mi da grande soddisfazione, anche se i miei impegni continuano a moltiplicarsi: la responsabilità con i Lions mi chiama in diverse parti d’Italia, l’incarico all’università, la rubrica sulla giustizia che tengo sul quotidiano Libero, e i tanti inviti che ricevo anche per le cittadinanze onorarie che ho avuto negli anni. Ma l’incarico al Rosmini per me è stata una potrei dire emozionante, novità”.
Che impatto ha avuto il primo giorno… di scuola?
“Appena mi sono insediato ho trovato il Rosmini con un preoccupante calo di iscrizioni e costi di gestione alti. Ho fatto emergere e sanato con l’aiuto della Regione, un buco di bilancio causato dalle precedenti gestioni. Ho anche proposto l’esercizio di eventuale azione di responsabilità nei confronti dei precedenti amministratori”.
Quali erano le stranezze riscontrate nei conti del Rosmini?
“Andando a spulciare le carte mi sono reso conto dell’anomalia dei bilanci della società, che riuscivano ad essere chiusi in attivo, anche per poche migliaia di euro, ma in realtà erano in passivo. Un paradosso permesso dal fatto che l’anno finanziario che va da gennaio a dicembre non corrisponde a quello formativo che va da settembre ad agosto, una sfasatura che ha permesso di attuare manovre nei bilanci a cui ho voluto dare uno stop deciso. In pratica le entrate che non arrivano alla data del 31 dicembre venivano retrocesse, invece le spese si facevano slittare in avanti. Alla fine così facendo era possibile chiudere l’operazione in positivo di poche migliaia di euro, quando il dato reale era invece di un passivo di oltre 400mila euro l’anno”.
Ma come funziona l’attività di una scuola di formazione come il Rosmini?
“Ogni anno qui si parte da zero, non sappiamo mai quanti corsi saranno finanziati e quindi sarà possibile attivare. Per questo è assurdo avere personale con contratti a tempo indeterminato. Ogni anno viene pubblicato un bando regionale, che può veicolare anche fondi europei. A questo concorso partecipano gli istituti di formazione professionale del Lazio. Vengono scelte e finanziate le offerte formative, i corsi, più meritevoli e quindi stabiliti gli insegnamenti”.
E adesso la situazione a che punto sta?
“Nonostante la crisi che conosciamo tutti, siamo riusciti ad ampliare i corsi a disposizione dei ragazzi e ad aumentare il numero degli iscritti. Abbiamo attuato una forte politica di riduzione dei costi e abbattimento delle spese, senza scalfire la qualità del servizio. Solo quest’anno abbiamo risparmiato 180mila euro”.
Quanti corsi di formazione avete programmato per quest’anno?
“Siamo riusciti ad attivare 43 corsi, tre in più rispetto all’anno precedente che comunque pagava le difficoltà dovute alla passata gestione della scuola”.