VIDEO: Guidonia, rifiutato lo “status di rifugiati”, mettono a ferro e fuoco la città

Lunedì 10 marzo i cittadini africani, ospiti del Centro d’Accoglienza istituito presso il “Fabio Hotel” di Guidonia e gestito dall’associazione “Domus Caritatis”, hanno letteralmente messo a ferro e fuoco via Colleferro. Cassonetti rovesciati, altri dati alle fiamme al centro della carreggiata, urla e schiamazzi, circolazione viaria paralizzata, automobilisti attoniti, abitazioni circostanti appestate dal fumo. All’apparenza una vera e propria scena di guerriglia urbana che comunque non ha provocato feriti né contusi, ma tanto clamore sì. Per sedare la rivolta c’è voluto l’intervento in ordine sparso della Polizia, dei carabinieri e dei vigili urbani, oltre che dei pompieri del distaccamento di Villa Adriana che hanno pensato a domare le fiamme. Secondo la ricostruzione dei militari diretti dal tenente Salvatore Ferraro e degli agenti diretti da Mariella Chiaramonte, la protesta è scoppiata verso le 14,30, quando i ragazzi di colore sono rientrati a Guidonia da Roma dove erano andati per conoscere gli esiti delle commissioni alle quali spetta di valutare la posizione di ogni singolo rifugiato. I 74 alloggiati al Fabio Hotel sono somali, ivoriani, ghanesi e nigeriani e la maggior parte degli esclusi sarebbero di quest’ultima nazionalità. A occhio e croce la protesta proseguirà nei prossimi giorni in forme più civili, ma nel frattempo gli ospiti del Centro d’accoglienza avranno la possibilità di presentare ricorso contro il diniego. Vale la pena ricordare che l’attuale colonia africana si era insediata a luglio del 2013 dopo lo sbarco a Lampedusa, prendendo il posto della comunità di extracomunitari che per due anni fino ad aprile alloggiò nello stesso albergo, lasciando nelle 25 camere danni per un centinaio di migliaia di euro. In quell’occasione – era il 15 luglio dell’anno scorso – l’amministrazione Rubeis annunciò di aver aderito al progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e di essere pronta ad aprire le porte della città ai 74 nuovi immigrati. Due anni prima il sindaco si disse pronto a invitare la comitiva a mangiare una pizza: chissà com’è andata a finire

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