Una prova d’autore superata a pieni voti per la giovane regista guidoniana, con i complimenti di un mito del palcoscenico come Gigi Proietti e gli applausi del migliaio di spettatori presenti sia alla proiezione del cortometraggio sia alla serata conclusiva della rassegna cinematografica, durante la quale è stato proprio Proietti a consegnare un premio speciale a Cavallo per l’opera presentata.
Diplomata al liceo linguistico “Isabella D’Este” di Tivoli, Eleonora Cavallo si è poi laureata in Lettere e Filosofia all’Università degli studi di Ferrara, corso di Laurea in “Tecnologia della comunicazione audiovisiva e multimediale”. Dopo gli studi l’inizio dell’attività come aiuto regista in diverse emittenti televisive italiane. Nel 2009 la sua prima firma come co-regista nel corto “Il giorno in cui morii per la prima volta” presentato al 48 Hour Film Festival di Roma, poi l’inizio della carriera da montatrice con la Compagnia di Ghiaccio Spettacolo di Milano e Ideaweb.tv.
Eleonora, iniziamo dalla fine. Com’è stata l’esperienza al Festival dedicato a Shakespeare?
“Un’emozione forte. Ho avuto l’opportunità di partecipare alle prove dello spettacolo Romeo e Giulietta con la regia di Proietti, sembrava un sogno. Assistere al suo lavoro dal vivo è stata una vera lezione e ricevere il premio dalle sue mani è stato qualcosa di incredibile”.
Come è nata l’idea di partecipare al Festival?
E com’è andata questa esperienza?
“Al Festival siamo stati selezionati tra i 24 finalisti che hanno avuto l’onore di veder trasmessi i propri lavori durante le tre serate della rassegna. E’ già stato un grande motivo di orgoglio esser stati scelti tra oltre cento sceneggiature. Poi addirittura siamo stati premiati e abbiamo ricevuto i complimenti persino da Gigi Proietti”.
Parlaci di “Bloody River”
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Dopo questo traguardo quali sono i tuoi progetti per il futuro?
“Non mi stanco mai di imparare cose nuove, di continuare a studiare regia e montaggio. Adesso la prossima tappa è un viaggio negli Stati Uniti. Farò la turista ma avrò modo di incontrare anche i responsabili dell’Ice Theatre di New York per una collaborazione lavorativa. E ne approfitto per prendere contatti con case di produzione e per vedere di persona come si lavora alla New York Film Academy”.
Preferiresti lavorare all’estero?
“Magari, sarebbe fantastico riuscire a poter lavorare negli Stati Uniti. In Italia ci sono tanti limiti”.
Quale difficoltà si trova ad affrontare oggi un giovane che vuole fare il regista o lavorare nel mondo del cinema?
“Purtroppo oggi c’è molta improvvisazione. Sembra che chiunque abbia disponibilità di un computer e buoni programmi possa sentirsi in grado di definirsi un regista. Si uccide la professionalità in questa maniera. Un buon regista deve studiare in continuazione, tenersi aggiornato costantemente. Servono talento e applicazione, non c’è solo il divertimento. Capita a volte di trovarmi in situazioni che mi fanno scoraggiare nell’insistere a provare a lavorare in questo mondo, poi però, per fortuna, accadono cose che finiscono per coinvolgermi in progetti interessanti e allora mi ritrovo con il giusto entusiasmo, come è successo con Bloody River e il Festival”.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
“Riuscire a fare di questa passione una professione”.
Stai già lavorando a qualche nuovo progetto?
“Ho qualcosa in cantiere. Una storia ambientata nella Gerusalemme di 2000 anni fa. Il soggetto è scritto e la sceneggiatura è a metà. Gli ingredienti per fare un buon lavoro ci sono tutti, preferisco aspettare la buona occasione piuttosto di bruciare un’opera per la fretta di realizzarla”.
Qual è il tuo rapporto con il cinema?
“Con il cinema inteso sala purtroppo non è buono. Saranno dieci anni che non riesco a godermi un film come vorrei. Quando vado al cinema vedo lo schermo sempre con l’occhio del regista, quindi troppo critico, più che alla storia o alla trama mi soffermo sui dettagli tecnici. Recentemente mi è piaciuto molto “Saving Mr. Banks” con Tom Hanks”.
Attori o registi preferiti?
“Nessuno in particolare. Non ho nemmeno film che posso considerare preferiti. Semmai delle scene, come quella dell’uccisione di Kennedy ne ‘Il maggiordomo’ di Lee Daniels. Ho adorato anche ‘The artist’ di Michel Hazanavicius e ‘Argo’ di Ben Affleck. Per quanto riguarda i generi invece mi piacciono le saghe, e i temi storici”.
C’è almeno un attore che ti piacerebbe dirigere?
“Hugh Jackman. Ma quello non è un sogno, sono sicura che prima o poi ci riuscirò”.
Massimo Cimò