“Già l’anno scorso la produzione era calata del 30% rispetto all’anno precedente – spiega Emanuele Lolli, del frantoio La Molenda di Tivoli – ma quest’anno superiamo l’80%. I prezzi? Li deciderà chi avrà olio da vendere. Al dettaglio si partirà da minimo 8-9 euro, ma c’è già chi parla di 12. Il problema è che manca la produzione quindi ci sarà poco mercato”.
I mulini lavorano al minimo sindacale “noi abbiamo aperto per onore di firma” sottolinea Lolli che prosegue: “Chi di solito faceva 600 quintali quest’anno ne farà 20 se va bene. Noi, per esempio, nelle annate buone arriviamo a produrre 10mila quintali e in quelle scarse scendiamo a 5mila. Quest’anno non so se arriveremo a mille, il che è tutto dire”.
Per Lolli quello che è successo quest’anno agli uliveti è paragonabile ad una “tempesta perfetta”, ovvero quando una serie di concatenazioni creano la situazione più dannosa possibile. Ai limiti della catastrofe. “Il mancato inverno ha messo in ginocchio le coltivazioni – prosegue – favorendo quindi i parassiti. In sostanza abbiamo avuto un lungo autunno piovoso fino a tarda primavera, le malattie da fungo hanno potuto atticchire bene e le piante sono state stressate. Si è visto già al momento della fioritura, bassissima, che le cose promettevano male. E’ mancato il vento che è fondamentale per l’impollinazione. L’estate calda e umida ha fatto proliferare gli insetti e da giugno fino ad oggi c’è stata un’invasione continua della mosca olearia. Adesso non ci resta che sperare nel prossimo inverno, che sia un inverno vero”.
Massimo Cimò