Da suo padre Angelo, violinista e direttore d’orchestra, ha ereditato l’amore per l’arte che l’ha portata giovanissima a frequentare un corso di recitazione presso il Piccolo Teatro di Milano con la direzione di Giorgio Strehler. Per la televisione ha condotto Canzonissima nel ‘61 e il Festival di Sanremo nel ’62, in teatro ha interpretato “Il mercante di Venezia”, “La tempesta” e molti altri… Ha preso parte a due importanti sceneggiati televisivi, quali La cittadella e David Copperfield e a molte commedie importanti prodotte dalla Rai, come Le piccole volpi o Rossella. Dal ’94 possiede una casa in Kenya ed è a capo dell’Associazione benefica “Laura for Africa”. Nel 2008 ha ricevuto un premio alla carriera conferito dall’Ente Premio Le Donne e il Teatro presso il Teatro San Carluccio di Napoli. Ha pubblicato due libri, “Come l’olmo e l’edera” nel 2011 e “La vita non ha età” nel 2013, entrambi per raccontare la sua storia, ma soprattutto per non dimenticare le proprie radici. È stata sposata con Gianni Morandi, dal quale ha avuto due figli, Marianna e Marco.
È proprio vero, ci sono case che raccontano… E agli occhi di chi li osserva, ogni oggetto narra una storia diversa: un amore antico, un aneddoto divertente, un viaggio in una terra lontana. Come la dimora dell’attrice Laura Efrikian, immersa nel verde della campagna di Fonte Nuova e con un giardino che le fa da cornice: ogni angolo, arredato con gusto ed eleganza, ci svela una piccola parte di lei, dal quadro che la ritrae appena diciannovenne, all’armadio del ‘700 che acquistò con l’amico Lucio Dalla, dalle ceramiche bianche e blu ai disegni della storia armena realizzati dal suo bisnonno Giuliano Zasso… Così, in un pomeriggio soleggiato, tipico delle splendide ottobrate romane, Laura Efrikian si racconta ai lettori di Tiburno nel suo salotto, ripercorrendo per noi la via dei ricordi.
Come vive la casa Laura Efrikian?
“Credo che sia un luogo fondamentale per l’essere umano, non semplicemente il tetto che lo ripari dall’esterno. Ho avuto case molto grandi e piene di mobili e quando mi sono trasferita qui ho dovuto separarmi da alcuni oggetti, perché non potevo portare tutto con me. Ho conservato dunque tutto ciò che mi legava a qualcuno o ad un particolare momento della mia vita, fino a considerare la mia dimora come un raccoglitore di ricordi”.
Per esempio?
“Una staffa, come quelle che si mettevano ai cavalli, che ora uso come cornice per la foto dei miei nonni che si baciano, la loro fu una grande storia d’amore. Oppure la libreria del ‘900 di mio padre, o il tavolino con le due poltroncine di mia nonna Laura. Forse l’oggetto che ha la storia più divertente, però, è quel vecchio armadio del ‘700…”
“L’ho acquistato moltissimo tempo fa in un negozietto in Via dei Coronari a Roma, dopo una lunga trattativa. Ricordo che io e Lucio Dalla fingevamo agli occhi del commerciante di essere sposati e che, il mio consorte, fosse una persona tremendamente tirchia. Così io tornavo dal venditore e lo pregavo affinché mi vendesse quell’armadio ad un prezzo ribassato. Beh, la commedia funzionò, e dopo qualche tempo riuscii ad acquistarlo senza spendere eccessivamente”.
Qual è la stanza che preferisce?
“Potrei dire la cucina, ma ahimè non è certo il mio regno. Per comodità, scelgo senza dubbio la camera da letto che diventa molto spesso il mio ufficio. Il lato in cui non dormo si trasforma in una postazione dalla quale prenoto biglietti per il teatro, decido a quali eventi partecipare, scrivo… E poi c’è un bellissimo divano con delle rose dipinte sopra, che contiene le mie fotografie preferite, così se qualche sera stento a dormire, mi siedo per terra accanto alle foto e mi lascio cullare dai ricordi”.
“Ricordo con affetto e piacere la commedia “La porta chiusa” di Marco Praga, dove ho avuto l’onore di lavorare con Giancarlo Giannini e Sara Ferrati: quando li ho conosciuti ho avuto la sensazione di essere entrata nel teatro”.
E della sua vita invece?
“La nascita dei miei figli, soprattutto quella di Marianna. La mia prima figlia, Serena, non era sopravvissuta alle prime ore di vita, così quando ho dato alla luce Marianna avevo moltissima paura. Appena me l’hanno portata e mi hanno assicurato che era tutto nella norma, mi è sembrato quasi di aver fatto un miracolo”.
“Vivevo a Roma con mia madre quando un giorno ho ricevuto una telefonata da mio figlio Marco, era il 2007. Mi consigliava di sedermi perché stava per annunciarmi l’arrivo non di uno, bensì di due nuove vite in casa Morandi. La nascita di Jacopo e Leonardo mi è sembrata un’ottima ragione per tornare a vivere qui, dove tutto è cominciato”.
Nonna a tempo pieno dunque, che rapporto ha con i suoi nipoti?
“I figli di Marianna abitano a Bologna, quindi passo molto più tempo con i tre maschietti di Marco. Da qualche tempo abbiamo anche istituito il pigiama party e loro sono entusiasti di venire a dormire qui. Sono sempre affascinata dalle loro domande e dalla loro grande curiosità, sono una scoperta continua. Jacopo poi ama i fiori come me, proprio qualche tempo fa mi ha chiesto una pianta di rose rosse, così siamo andati insieme in un vivaio e l’abbiamo comprata: tra tutti è quello che, forse mi illudo io, somiglia di più alla nonna”.
A loro è dedicato il suo ultimo libro “La vita non ha età”.
“Sì, affinché siano non solo coscienti di chi sia la loro famiglia e le loro radici profonde, ma anche perché non la dimentichino nel tempo. Nel libro racconto la mia storia, dalle origini dei miei avi alla mia seconda casa in Kenya”.
“Sì, nel ’94 ho comprato un appartamento a Mambrui, a una ventina di kilometri da Malindi. Lì mi sono resa conto della miseria in cui versano gli abitanti dell’Africa, ospiti in casa propria e proprietari di niente in un paese invece ricchissimo. Ho cominciato ad aiutare il mio Houseboy Agostino, facendo studiare i suoi figli. Con la raccolta fondi siamo riusciti a far costruire due pozzi e aiutiamo costantemente l’orfanotrofio “Asante Sana” di Piera Chiodi. Spero di tornare il prossimo gennaio e portare loro ancora aiuti e scolarizzazione”.
Intanto, come passerà il suo tempo qui a Fonte Nuova?
“Con la mia famiglia e con gli amici che ho trovato qui, come Rossella e Giuseppe. Mi piace moltissimo organizzare una partita a burraco il sabato sera, o andare a teatro con loro, perché no a vedere mio figlio Marco, mi seguono spesso anche a qualche conferenza sulla storia armena. Finirò l’acquarello che ho cominciato per i miei nipoti e guarderò il tramonto ancora una volta, dal balcone di casa mia”.
Rara Piol